Gigi Meroni (non quello famoso, l'altro, lo storico usciere del Comune di Como) era un cuor contento e il cielo l'ha aiutato: se l'è portato via in venti giorni appena, neanche quasi il tempo di rendersene conto. Per dieci anni (l'ampia parentesi in cui ho lavorato ad Espansione Tv) non c'è stato giorno in cui non l'abbia incontrato e mi abbia salutato. "Ciao Barda" gridava, mentre passava sulla sua bicicletta Graziella o in piedi, fuori dal Lucernetta, o seduto al primo tavolino fuori dalla porta del bar Rosso, in piazza San Fedele. E io, che odio gli abbreviativi, a lui perdonavo questo accorciare il cognome: una mutilazione d'affetto, la sua. Mi dice Francesco Chillino, collega ed amico, che ogni anno "il Gigi" metteva di tasca sua i soldi (non pochi) che la polisportiva della Città Murata aveva accumulato in debito. Non stento a crederlo. Gigi e sua sorella Cherubina, la Cheru, sono due tra le persone più buone e generose che abbia conosciuto. Mi spiace di non aver saputo ch'era malato, mi spiace non essere andato a trovarlo. Mi resta però di lui assai più di quanto avrei immaginato, anche se senza la sua Graziella, senza il suo "Ciao Barda", senza il suo sorriso e la erre arrotata, il centro storico di Como non sarà più lo stesso. Mi ha commosso ieri, più del funerale, con la chiesa gremita, il feretro messo al centro del cortile di palazzo Cernezzi, in quel municipio di Como dove per anni ha prestato servizio, diventando - come ha scritto oggi Mauro, su L'Ordine - un biglietto da visita che un altro così non puoi neanche immaginarlo. Gigi è morto nel giorno in cui a me, senza saperlo, ho ricordato il mio vecchio direttore, Adolfo Caldarini. Ero sul terrazzo e c'era un sole tiepido, senza un alito di vento, stavo leggendo un racconto di un padre morente e d'un figlio che l'accompagna nell'ultimo tratto del sentiero e m'è tornato in mente lui, ormai malato, gonfio di cortisone eppur così attivo e ottimista come l'ho sempre conosciuto. Erano due persone agli antipodi, Adolfo e Gigi, salvo che per quella cortesia che trasforma in una festa ogni saluto. Quell'angolo di città murata, all'incrocio tra via Vittorio Emanuele e piazza Medaglie d'oro, da giovedì è più vuoto e un po' più poveri siamo anche noi, che invidiamo il cuor contento di Gigi e di Adolfo più del potere o delle ricchezze di qualsiasi altro uomo.
Foto by Leonora
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