Foto by Leonora |
Storylab è tutto qua, in dodici parole e un'idea forte, quella di rendere disponibile e accessibile la memoria di una città, di una terra.
Oggi è il gran giorno, quello in cui il progetto ha preso il via, dopo una gestazione durata qualche mese e con le finiture in corso d'opera, come avviene sempre in quest'era digitale dove tutto è perennemente "beta".
Lo racconto perché proprio questo è l'aspetto che mi incuriosisce e affascina di più, come credo avvenga per il meccanico che registra il motore man mano che la gara avanza o il medico che si prende cura del paziente giorno per giorno, dosando farmaci e terapia.
Io tutto questo l'ho preso per la coda, essendo arrivato quando tutto era sulla rampa di lancio, dando un paio di spunti per la campagna di lancio sul giornale di carta e venendo coinvolto - come tutti a Mediaon - potendo dire la mia a ruota libera, scambiando opionioni e suggerimenti, cercando di remare tutti dalla stessa parte, senza mostrine sulla giacca e con un obiettivo comune: quello di fare meglio possibile, aprendo una strada.
Può darsi verrà un giorno in cui racconteremo nel dettaglio com'è nato il tutto, per ora mi accontento di sottolineare l'aspetto che più mi affasciana, quello appunto della partecipazione ("Aiutaci a creare il più grande archivio fotografico") e quello della memoria. Chi mi conosce sa che ne ho il culto, pur nella convizione che sia una battaglia persa. Tutto infatti verrà dimenticato, ogni cosa tra cento o mille anni sarà sparita, almeno nella forma e consistenza in cui la conosciamo ora. Però l'idea di spostare un po' più in là l'asticella, la possibilità di lasciare traccia dei nostri padri, dei nostri nonni, dei nostri borghi, delle nostre radici in definitiva, mi scalda il cuore. Se infatti il "per sempre" non ha dimora su questa terra, sono convinto che vedendo quelle immagini in bianco e nero qualcuno si farà qualche domanda e magari ai nostri figli o anche a noi stessi si accenderà una lampadina, ricordando che non siamo eterni, bensì provvisori anelli di catena. Ma proprio questo è il bello: non essere soli, sapere che ci sarà un dopo perché c'è stato un prima.
P.S. Questo post lo dedico al mio bisnonno Giovanni, alla sua faccia da cow-boy, con la camicia senza colletto, i baffi a manubrio e il cappello sulle ventitrè, che dalla lapide più alta del cimitero mi guarda, accanto alla bisnonna Lucia. Di lui so poco ma in quel poco c'è che gli assomiglio in altezza, "anche se lui stava più dritto di te" diceva mio padre, che quando era bambino lo riaccompagnava a casa, la domenica mattina, dopo che tornando da messa faceva un salto all'osteria e non abituato al vino forte di importazione si addormentava a metà strada, sotto un fico, sulla riva dove ora c'è casa mia.