Foto by Leonora |
Ecco, io non credo di averlo rischiato. Forse perché al Cittadino ci sono soprattutto brave persone, certo perché non sono un capo nel senso pieno come lo è Feltri, magari perché io per primo cerco di essere attento a non ferire gratuitamente, a esercitare il potere senza prepotenze, né con i vicini di scrivania né con i lettori. Qualche volta mi è capitato di dover prendere decisioni dolorose, persino interrompere il contratto di collaborazione con qualche collega, ma l'ho fatto sempre motivando il provvedimento e cercando di usare quella sensibilità che avrei voluto fosse usata a parti inverse, memore che le scale si salgono ma anche si scendono. Non solo. La frase che mi ha accompagnato incessantemente negli anni al Cittadino è quella della zia Angelina, pace all'anima sua, quando per la prima volta le ho mostrato un tablet. Ero da poco diventato direttore a Monza e volevo farle un filmato per poi mostrarglielo in tempo reale. Lei, sulla soglia dei novant'anni, alla richiesta di saluto mi aveva detto "di fare il bravo", aggiungendo in dialetto: "rùga minga i gent", non trattare male le persone. La prova provata di quanto scrivo la trovate in questo video e l'ho considerato fin da subito un segno del destino, un monito da appuntarmi e tenere come stella polare. Un'eredità che mi porterò, ne sono certo, oltre Monza.
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