Si intitola "Espiazione" ed è un romanzo di McEwan, da cui hanno tratto anche un film. M'è venuto in mente perché l'ho letto ieri e perché non so se riuscirò mai ad espiare l'assenza al polentablog di ieri.
Erano i miei amici, i miei nuovi amici, e io non c'ero. Il resto è solo "chiacchiere e distintivo". Cercherò di farmi perdonare, intanto ammetto che mi sono mancati. Mi sono mancati un sacco.
Erano i miei amici, i miei nuovi amici, e io non c'ero. Il resto è solo "chiacchiere e distintivo". Cercherò di farmi perdonare, intanto ammetto che mi sono mancati. Mi sono mancati un sacco.
Chiusa parentesi, volevo aggiungere un ringraziamento al mio amico Raffaele, che mi ha regalato un libro della edizioni Leonardo International, a cura di Marco Impagliazzo, dal titolo: "Il caso zingari".
I testi sono di autorevoli studiosi, tra i quali Giovanni Maria Flick e Amos Luzzatto, con un'introduzione di Andrea Riccardi, in cui tra l'altro si legge:
"Questo libro vuole essere un contributo a una cultura politica di ampio respiro, non appiattita sull'emozione del momento o sugli archetipi del nemico, nomade, straniero. E' una rimeditazione di un dramma - quello dello sterminio degli zingari ad opera dei nazisti, dopo una secolare persecuzione - la discussione di un caso, ma anche la proposta di un ripensamento sulle politiche per gli zingari, a partire dalla scuola, cioè dall'investimento sui più giovani. E', anche, un richiamo al pericolo dell'antigitanismo, che viene da una storia antica e si fa disprezzo verso un intero popolo. L'antigitanismo ci rassicura che il nemico della nostra sicurezza è lì, davanti a noi, nei campi, sudicio, accattone, infido, ma in fondo debole, facilmente schiacciabile. L'antigitanismo è un prodotto della paura delle nostre società e si alimenta di stereotipi antichi oltre che dell'esperienza di un contatto, non sempre facile, molto particolare, con gli zingari".
E' questa frase che mi ha colpito: "...il nemico della nostra sicurezza è lì, davanti a noi, nei campi, sudicio, accattone, infido".
E' vero, anche per me che credo di essere antirazzista, aperto alle culture più diverse, convinto dell'importanza del dialogo inter religioso, non prigioniero di pregiudizi. Invece li ho. Nei confronti degli zingari li ho. Per ignoranza, credo. O forse perché in fondo sono "deboli, facilmente schiacciabili".
Non ci avevo mai pensato. Non finché Raffaele mi ha "casualmente" regalato questo libro. Lo leggerò.
P.S. Il libro sugli zingari sarebbe stato un seme gettato sui rovi o tra i sassi se giovedì scorso, su Raisatcinema, non avessi visto insieme al mio figlio più piccolo, Giovanni, un film del 1939, tratto dal romanzo di Victor Hugo "Notre Dame de Paris". Mentre lo guardavo, pensavo al fatto che gli zingari erano a quel tempo perseguitati, che la società del tempo aveva nei loro confronti un sacco di pregiudizi, ma anche al fatto che uno scrittore nonché politico come Hugo avesse scelto di darne una visione positiva, assegnando alla zingara Esmeralda e ai suoi compagni il ruolo di protagonista, in positivo.
Mi domandavo la reazione dei benpensanti di allora, se oggi una scelta del genere sarebbe ripetibile da parte di un romanziere inserito nel "sistema" com'era Hugo. E mi chiedevo se era lui coraggioso o gli zingari diversi o se, tutto sommato, la società dell'Ottocento fosse più aperta della nostra, nel ventunesimo secolo. Domande che ho lasciato sospese a mezz'aria e sarebbero finite nel dimenticatoio se non ci fosse stata la coincidenza del libro ricevuto.