martedì 30 settembre 2008

Eredità di saggezza


Valentina punta sul mio senso di colpa per farmi scrivere sul blog e, come può notare di persona, funziona. Lo farò anche domani, ch'è una data speciale (non aggiungo altro).

In questi giorni, come forse ho già detto, leggo e rileggo "Il Signore degli Anelli". Di Tolkien mi stupisce la fertile fantasia: è come se io, acqua che salta da un rio a un fosso, conteplassi un grande fiume, che si dispiega per valli e pianure, possente e immenso. Per me, centometrista della parola, la maratona Tolkien è al contempo meta ambita e irraggiungibile. In più rimango affascinato dalla capacità di battezzare nomi: nel romanzo ce ne sono a migliaia, belli da leggere e ancor più da pronunciare. Erri De Luca da qualche parte ha scritto che prerogativa dell'uomo rispetto al resto del creato è quello di "dare nomi". Tolkien non ha eguali, non che io conosca, almeno. Pochi minuti fa mi sono imbattutto in una frase di Faramir, fratello di Boromir, che mi piace assai e che riporto qui:

"La guerra è indispensabile per difendere la nostra vita da un distruttore che divorerebbe ogni cosa; ma io non amo la lucente spada per la sua lama tagliente, né la freccia per la sua rapidità, né il guerriero per la gloria acquisita. Amo solo la città che difendo: la città degli Uomini di Nùmenor; e desidero che la si ami per tutto ciò che custodisce di ricordi, di antichità, bellezza ed eredità di saggezza. Non desidero che desti altro timore che quello riverenziale degli Uomini per la dignità di un anziano saggio".

Scrivo queste cose, mentre contemplo il panorama dalla finestra di casa e i miei tre figli guardano "Zack e Cody al Grand Hotel", su Disney Channel. Non ne farò un dramma. Anch'io, quando avevo la loro età, preferivo la tv ai libri e Antenna Nord (la mamma di Italia Uno) si faceva un baffo di Tolkien, Aragorn, Gandalf, Boromir, Frodo, Saruman, Sauron e compagnia. Se c'è una cosa che non posso imputare ai miei genitori è di avere mancato di pazienza. Anche questa la considero eredità di saggezza.
Foto by Lyonora

martedì 23 settembre 2008

La famiglia più ricca che conosco


L'altro ieri Raffaele e Rosi, papà e mamma di Damiano e Elena, hanno battezzato la loro terza figlia, Francesca. Dopo la cerimonia in chiesa, in modo semplice hanno invitato gli amici, all'oratorio di Castello. Io non c'ero perché, come al solito, lavoravo, ma Isabella mi ha detto che erano in moltissimi. Non avevo dubbi: sono la famiglia più ricca che conosca e i soldi non c'entrano.
Foto by Leonora

domenica 21 settembre 2008

Il buco


Dannato Facebook. Si sta prosciugando le già scarse energie lasciate dal lavoro e a risentirne è questo blog, che pur mi è assai caro.
Oggi ho avuto una giornata intensa, forse la peggiore da quando ho lasciato la tv per il giornale. Colpa un virus intestinale che mi ha messo ko per tutta notte e persino di giorno, a conclusione di una settimana di per intensa. Stupido io, più di tutto, nel voler essere in redazione a tutti i costi anche in questo week end, nonostante avessi già lavorato in quello passato. Però usciva L'Ordine, però anche il Corriere di Como avrebbe spolverato il servizio da tavola d'argento, però non me la sentivo di essere assente proprio in questo giorno. Di contro c'è che eravamo in pochi (io, Gisella e Ferro, più Billy Cavalcanti, che però era "chiusurista", cioé arriva tardi e si occupa solo di seguire i fatti di cronaca che accadono in serata). In più, per un colmo di sfortuna, non avevamo collaboratori. Neanche uno! Tranne Angelica, una ragazza che ha chiesto di collaborare con noi da tre giorni in tutto. Siccome poi la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, stamattina ci siamo accorti di avere anche preso anche un "buco", termine tecnico nel giornalismo per definire una notizia che ha in pagina la concorrenza e tu no, nella fattispecie la presenza in una scuola di Albate di nove insegnanti per una classe sola. Apro una parentesi: ho sempre detestato, quando si prende un buco, ignorarlo oppure arrampicarsi sui vetri per tentare di minimizzare il fatto o, ancora peggio, usare rappresaglie per mettere in cattiva luce chi poteva avvisarti e non lo ha fatto, quindi oggi ho potuto mettere in pratica ciò che ho sempre teorizzato: orecchie basse, voglia di riscatto e la notizia va data lo stesso, perché chi compra il tuo giornale paga un euro e ha diritto ad essere informato, pur con un giorno di ritardo. Complimenti dunque ai colleghi del Corriere di Como e anche a quelli de L'Ordine, che aveva parimenti la notizia. Chiusa parentesi.
Sta di fatto che ridotti ai minimi termini, completare le otto pagine che facciamo ogni giorno non è stato facile. Speriamo bene per domani.
P.S. I buchi si danno e si prendono. Ho parlato solo di quello che ho preso, perché è poco elegante elencare quelli che si danno e che, in ogni caso, sono merito dei miei colleghi, che perlustrano il territorio, mentre io sono diventato una brutta copia dell'Uomo Neon (ma mi piace da matti questo lavoro). In più, con mezzi poco più che artigianali, i ragazzi (eccezionali) del reparto tecnico de La Provincia hanno messo in piedi un set per incontri in video. Ieri abbiamo registrato una sorta di esperimento, che è già visibile via web, sul sito de La Provincia di Como.
Foto by Lyonora

mercoledì 10 settembre 2008

I cinque clic



Mi sono iscritto molto tempo fa, praticamente l'ho visto crescere, per mesi e mesi non l'ho quasi mai guardato, nel frattempo vi ho dedicato anche un paio di post su questo blog e finalmente la stagione appare matura: Facebook non è più un pallido oggetto del desiderio.


Da ormai tre mesi lo uso con regolarità, gli "amici" dall'anno scorso ad oggi sono triplicati, faccio fatica a farne a meno. Con Facebook tengo ad occhio gli amici e le amiche di vecchia data, ritrovo qualcuno di cui avevo smarrito traccia, conosco persone nuove, che altrimenti mi sarebbero rimaste per sempre ignote. Sto persino imparando lo spagnolo, grazie a Martina, medico di Buones Aires, a cui io per ricambiare insegno qualche parola d'italiano. Oggi poi, quando ho scoperto che di questo social network fa parte anche Maria Luisa, non ho avuto più dubbi: sdoganato al cento per cento.


Comunque sia, questa non è la premessa per una riflessione semplice semplice: quali sono i primi cinque siti su cui faccio clic quando accedo a Internet.


Elenco i miei:



  1. IGoogle (pagina personalizzata)

  2. Mail La Provincia

  3. Mail Hotmail

  4. Facebook

  5. Google Reader (elenco feeds di blog e giornali quotidiani)

Foto by Leonora

domenica 7 settembre 2008

L'età alessandrina


Sono tornato. Sei giorni splendidi di vacanza, a Baia Domizia, al confine tra la Campania e il Lazio. Terra meravigliosa, mal tenuta dagli abitanti del luogo. Nei paesaggi, nel clima, nel panorama ho compreso come mai gli antichi romani si innamorarono di quella regione (Cicerone vi trascorse anni felici e si fece pure seppellire qualche chilometro più a nord, in pieno Circeo; l'imperatore Claudio fece costruire una dimora incantevole poco distante, a sud) e anche per questo non mi capacito di quanto trascurata è ora. C'è una cesura profonda tra l'ordine e la pulizia di alcuni angoli e la spazzatura, la sporcizia abbandonata e accumulata dappertutto. Uno scempio che non può passare sotto silenzio.

Tornando a me, erano anni che non mi rilassavo tanto. Prima la malattia di mio padre, poi i problemi al lavoro mi avevano impedito di gustare senza pensieri i giorni di riposo.

Questa volta è stato diverso. E poi niente mail, nessun computer, raro il telefono, mai la tv, pochissimo i giornali. In compenso, molta lettura (ma neppure moltissimo: mi sono riletto il Signore degli Anelli di Tolkien), molte chiacchiere con i miei figli, molte partite di Scala 40, l'unico gioco con le carte che non mi fa cader le calze, passeggiate, sole, mare. E dieta a base di frutta, verdura e mozzarella. Squisita mozzarella di bufala. E pizza. Al ristorante, una margherita tre euro. Volevo rubare il menù e portarlo a qualcuno di mia conoscenza, a Como, che solo per entrare e sedersi bisogna accendere un mutuo.

Dove alloggiavamo c'erano un sacco di stranieri: tedeschi, ma anche numerosi polacchi e poi russi, svedesi.
Da domani si torna in redazione. Non mi pesa, tutt'altro. C'è una stagione intera da mettere in cantiere, qualche novità da proporre, molte idee che frullano per la testa, aspettative da confermare e sempre nuove sfide, che poi sono il sale di un lavoro. Tra l'altro, il 20 settembre arriva in edicola L'Ordine e come ho già scritto il confronto con i "competitor" non mi dispiace affatto. Il pericolo, in tutti i mestieri e specialmente per chi fa il giornalista, è quello di sedersi, di sentirsi arrivati, di non esser più curiosi e aver poca o nessuna voglia di imparare, di non mettersi in discussione, di vivere un'età alessandrina, di bassa epoca, come l'avrebbe forse chiamata T.S. Eliot se si fosse occupato di simili vicende. Il confronto tra persone che si stimano è invece stimolante e spero sia antidoto naturale per evitare appisolamenti o, peggio, inutili autocompiacimenti. In più, come ripeto sempre, perché ci credo, "la competizione è la forma massima di collaborazione". Il resto sono solo chiacchiere e distintivo.
Foto by Leonora