domenica 7 settembre 2008

L'età alessandrina


Sono tornato. Sei giorni splendidi di vacanza, a Baia Domizia, al confine tra la Campania e il Lazio. Terra meravigliosa, mal tenuta dagli abitanti del luogo. Nei paesaggi, nel clima, nel panorama ho compreso come mai gli antichi romani si innamorarono di quella regione (Cicerone vi trascorse anni felici e si fece pure seppellire qualche chilometro più a nord, in pieno Circeo; l'imperatore Claudio fece costruire una dimora incantevole poco distante, a sud) e anche per questo non mi capacito di quanto trascurata è ora. C'è una cesura profonda tra l'ordine e la pulizia di alcuni angoli e la spazzatura, la sporcizia abbandonata e accumulata dappertutto. Uno scempio che non può passare sotto silenzio.

Tornando a me, erano anni che non mi rilassavo tanto. Prima la malattia di mio padre, poi i problemi al lavoro mi avevano impedito di gustare senza pensieri i giorni di riposo.

Questa volta è stato diverso. E poi niente mail, nessun computer, raro il telefono, mai la tv, pochissimo i giornali. In compenso, molta lettura (ma neppure moltissimo: mi sono riletto il Signore degli Anelli di Tolkien), molte chiacchiere con i miei figli, molte partite di Scala 40, l'unico gioco con le carte che non mi fa cader le calze, passeggiate, sole, mare. E dieta a base di frutta, verdura e mozzarella. Squisita mozzarella di bufala. E pizza. Al ristorante, una margherita tre euro. Volevo rubare il menù e portarlo a qualcuno di mia conoscenza, a Como, che solo per entrare e sedersi bisogna accendere un mutuo.

Dove alloggiavamo c'erano un sacco di stranieri: tedeschi, ma anche numerosi polacchi e poi russi, svedesi.
Da domani si torna in redazione. Non mi pesa, tutt'altro. C'è una stagione intera da mettere in cantiere, qualche novità da proporre, molte idee che frullano per la testa, aspettative da confermare e sempre nuove sfide, che poi sono il sale di un lavoro. Tra l'altro, il 20 settembre arriva in edicola L'Ordine e come ho già scritto il confronto con i "competitor" non mi dispiace affatto. Il pericolo, in tutti i mestieri e specialmente per chi fa il giornalista, è quello di sedersi, di sentirsi arrivati, di non esser più curiosi e aver poca o nessuna voglia di imparare, di non mettersi in discussione, di vivere un'età alessandrina, di bassa epoca, come l'avrebbe forse chiamata T.S. Eliot se si fosse occupato di simili vicende. Il confronto tra persone che si stimano è invece stimolante e spero sia antidoto naturale per evitare appisolamenti o, peggio, inutili autocompiacimenti. In più, come ripeto sempre, perché ci credo, "la competizione è la forma massima di collaborazione". Il resto sono solo chiacchiere e distintivo.
Foto by Leonora

1 commento:

Anonimo ha detto...

BENTORNATO!!!!