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Sorrido, notando la coincidenza con ciò che sto leggendo io, l'intervista a Mauro Moretti, amministratore delegato di Fs (Ferrovie dello Stato), sul rifiuto all'ipotizzato taglio degli stipendi ai manager di aziende pubbliche. Parole che non fanno una grinza: il mercato non riconosce Stato o privato, mira all'efficienza finalizzata al profitto. Mi turba lievimente il verbo "pigliare", che usa per indicare quanto prende lui e quanto invece i suoi colleghi all'estero e i vari politici ("pigliare" evoca colui che prende, arraffa, si accaparra) ma è una sottigliezza.
Ciò che invece stride, per come la vedo io, è il ricondurre tutto al denaro, il soldo come misura di tutte le cose, compreso il merito, il servizio, la bravura.
Non sono pauperista, non pretendo che si debba vivere in una società dove la livella è imposta dall'alto, non credo esista un giusto e un superfluo oggettivo e sono consapevole che ciascuno ha le proprie aspirazioni, desideri anche materiali per cui è disposto a fare sacrifici, a impegnarsi giorno e notte e guadagnare e spendere quanto per me è una follia oppure anche solo accumulare ricchezza, come zio Paperone, per il gusto di sedere sopra una fortuna, facendone il proprio dio, l'orizzonte di vita.
A Giorgia però, che intanto continua ad ascoltare musica (ora è il turno di Happy, di Pharrell Williams: un'altra coincidenza!) vorrei insegnare che nella vita c'è altro, che più di uno stipendio alto conta un lavoro che soddisfa, che ti fa andare a letto contento la sera, per il semplice motivo di averlo fatto bene. Vorrei dirle che essere appagati vale più di essere pagati, che per lei sogno un'esistenza piena, in cui ciò che vale conta più di quanto ha prezzo, che nessuno è più ricco di colui o colei che si accontenta di ciò che ha, che il poco desiderare è una fortuna maggiore del molto possedere.
Mi piacerebbe che fosse brava in ciò che farà e vorrei farle capire che oltre al denaro esiste un'altra moneta: la riconoscenza altrui, la stima, la soddisfazione personale, il mettersi al servizio per una causa che si ritiene buona, giusta. Vorrei che il "no profit" fosse per lei e per gli altri miei figli e per l'intera loro generazione, uno stile di vita, ribaltando la gerarchia che da decenni ci regola e, in molti casi, ci alliena, ci annienta.