Toglieteci tutto, non lo stupore. Quell'attimo di vuoto allo stomaco, quello schiocco d'emozione, quell'istante che fa da asola tra immaginazione e realtà e costituisce della vita il gusto, il sapore.
La
sala da pranzo di casa mia vecchia, quando avevo cinque anni, il
mattino di Natale. Luci accese sull'albero, sul tavolo sei, sette
regali. Erano piccole cose, non ne ricordo alcuno nel dettaglio, ma la sensazione provata,
quel mancare di fiato e quello scoppio di gioia nel petto, è impossibile
da dimenticare.
La radice è la stessa che ho notato negli occhi
di Giacomo, Giorgia, Giovanni e dei tanti bimbi che per svariate
circostanze mi sono trovato di fronte in questi anni, nelle feste di
compleanno o Natale. Con una differenza d'intensità che non dipende da loro, bensì
dal contesto d'abbondanza in cui sono cresciuti.
I miei cinque
anni coincidevano con un tempo in cui nel resto dell'anno non arrivava
nulla, sul davanzale della finestra si conservavano al massimo una
dozzina di noci, il barattolo della Nutella non esisteva e semmai alle
quattro, per fare merenda, c'erano quelle confezioni di plastica che con
quattro cucchiani di numero era bella che finita la porzione. Per
ricevere un regalo che non fosse a Natale attesi i nove anni,
quando un pomeriggio dissi che sognavo il Manuale
delle Giovani Marmotte e mia madre dieci minuti dopo fermò l'auto di
fronte alla tabaccheria / cartoleria del paese dicendomi: "D'accordo, lo
compriamo". Fu come se il cielo si squarciasse, non stavo più nella pelle.
Ora che i tempi sono cambiati, per fortuna in meglio,
con un'abbondanza di tutto (beni materiali e pure emozioni,
sensazioni, stimoli), credo che dovremmo escogitare un modo per tutelare
e rinforzare lo stupore, esattamente come si fa con le bestie a rischio di
estinzione.
Associamo all'idea di bene il dare tutto, mettere a disposizione prima possibile ciò che viene chiesto o che banalmente riteniamo utile, piacevole, gradito, ignorando il valore dell'assenza e l'eventualità che almeno il dosare la generosità sia un modo per dare sostanza al desiderio, alimentando il senso di sorpresa. Perché il rischio altrimenti è di crescere generazioni di uomini e donne che hanno tutto, ma restano apatiche e indifferenti.
P.S. I regali di Natale sono l'esempio pratico più semplice, ma vale per la sessualità, le relazioni, gli affetti... Ho in mente ragazzini di sedici anni che ottengono da mamma e papà il permesso di fare le vacanze loro due, insieme. Capisco loro che domandano, non chi lo concede. Lo scrivo qua per vincolo, come Ulisse quando chiese di essere legato all'albero della nave per non cedere al canto delle sirene, così quando lo domanderanno a me avrò meno tentazioni di essere incoerente e potrò rispondere uno dei tanti "no" che fanno male e bene insieme.