Non ne scrivo il nome perché so che si arrabbierebbe, ma la stimo e so che da lei sono stimato, a prescindere da tutto.
Mentre discutevo con altre due donne, mia moglie e mia figlia, stamattina ho realizzato uno spicchio ulteriore della differenza che divide i due universi, maschile e femminile. Non so se gli uomini vengono da Marte e le altre da Venere, non sono mai stato esperto di pianeti e quando guardo in alto, di notte, riconosco a malapena la stella polare e il grande carro.
Prendo a prestito un paragone diverso, letterario, per la precisione il "Siddharta" di Herman Hesse e la morale contenuta in un paragrafo: "Il senso della vita non sta nella meta, bensì nel viaggio".
Che sciocco sono stato e sono, quando dopo aver combattuto ad armi impari - lei con l'ostinazione e l'energia vitale di un furetto, io con l'indolente pigrizia del tasso - concedo finalmente ciò che vuole (cambiare la disposizione dei mobili nelle stanze dei ragazzi, il cancello elettrico, la poltrona che prima era su e ha voluto giù e poi ha preferito riportarla su e ora è giù ma forse sarebbe meglio su...) e immagino di averla finalmente placata, per un mese, facciamo una settimana, un giorno, qualche ora, un minuto! Nulla. Il cancello elettrico c'è ma gli armadi sono sempre troppo piccoli, il guardaroba è microscopico, la cucina cade a pezzi, i letti girati così non vanno bene, i divani non bastano e se bastano usiamo sempre quello, perché non lo spostiamo? Già. Perché non lo spostiamo? Forse perché lì dov'é va benissimo, è di un comodo che più comodo non si può e nessuno immaginerebbe spostarlo. Quasi nessuno. Qualcuna c'è e io l'ho sposata.
Così ogni tanto si scatena il braccio di ferro, che lei vince ai punti (non di sutura) salvo ripartire alla carica di nuovo, e io che mi arrabbio, sbuffo, faccio scene madri, che neanche Tiziano Ferro saprebbe lagnarsi meglio.
Oggi però, in un'assolata mattina di fine marzo, mentre il sole faceva capolino dal finestrone del soppalco, ho capito che sono io l'illuso, lo sciocco, che ha letto Siddharta anni e anni fa ma non ne ha capito l'applicazione concreta.
A Isabella, alle donne, non importa la meta (la poltrona al suo posto) bensì il viaggio (portiamola su, forse era meglio giù, sai che preferisco giù, su è molto meglio, pensavo di riportarla giù, non credi sia più funzionale su, quando la rimettiamo giù?).
Ecco perché adoro le donne. Con loro, se ne seguissimo pedissequamente le volontà, rischieremmo seriamente l'esaurimento nervoso e l'ernia al disco, ma senza staremmo ancora nella nostra bella caverna, con l'orso.
Ecco perché adoro le donne. Con loro, se ne seguissimo pedissequamente le volontà, rischieremmo seriamente l'esaurimento nervoso e l'ernia al disco, ma senza staremmo ancora nella nostra bella caverna, con l'orso.