Foto by Leonora |
Questa, per dire, aveva tutto per essere blu, a specchio del cielo, invece è spuntata una vena malinconica, di quelle che c'è il sole fuori ma piove dentro.
Avendo un carattere positivo non ci faccio troppo caso, sapendo che l'orizzonte dello sconforto è limitato, in più ho la fortuna di avere una famiglia che non mi chiede di essere sempre al cento per cento e amici che mi aiutano anche quando non lo sanno, senza incalzarmi, in mille modi, a turno.
Potrei elencare cento nomi e le maniere in cui di volta in volta mi tendono la mano, scintille di serenità che non scacciano il buio, ma impediscono che diventi profondo, nero. Mi limito a un grazie per coloro che l'hanno fatto negli ultimi tre giorni.
Ringrazio Paola (Farina), che mi ha mandato un messaggio per farmi sapere che ci terrebbero a riprendere i collegamenti con me, in radio, come accadeva quando dirigevo il Cittadino.
Ringrazio Giuseppe (Guin), che ha trovato la sua strada nel mondo e a differenza mia, improvvisatore nato, insegna l'importanza di essere meticoloso, realizzando la massima dei produttori americani secondo cui nulla appare più spontaneo di ciò che è preparato.
Ringrazio le novantasei persone che ieri sera sono venute per ascoltare Guin. Molte di loro l'hanno fatto per amicizia, perché erano state invitate personalmente ed era un modo per dirmi "Io ci sono".
Ringrazio Isabella (Dominioni), che si sente sempre inadeguata, invece è tale e quale al lievito, colei che ara la pigrizia, getta semi e coltiva un campo che rischierebbe di restare abbandonato. Sua è stata l'idea della serata di ieri e soprattutto suoi gli inviti a cui la gente ha risposto.
Ringrazio David (Chinello), che giovedì mi ha fatto partecipare a una giornata di formazione con relatori visionari. Una scorta di sapere che durerà tutto l'inverno.
Ringrazio Francesca (Vella), a cui sono bastate due righe asciutte per farmi partecipe di una felicità, la sua, per i quattro giorni che sta trascorrendo a Istanbul, con i figli e il marito.
Ringrazio Klaus (Wagenbach), storico editore tedesco e autore di un libretto - "La libertà dell'editore. Discorsi, memorie, stoccate" - che mi ha sorpreso, stuzzicato e tenuto compagnia la sera tardi, impedendo il sonno del depresso.
Ringrazio Giorgio (Gandola), che mercoledì, in una giornata di vento e cielo terso, mi ha portato in un posto con una vista incantevole, a Bergamo, e ogni volta, sorridendo, riesce a farmi riflettere. Ad esempio sulla differenza tra l'eccellenza dell'eclettico, che fa molte cose bene, e la mediocrità del generico, che fa di tutto ma male. E' arduo che io possa appartenere alla prima categoria, ma la seconda posso evitarla senz'altro, standoci attento.
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