mercoledì 21 ottobre 2009

Lettere a una professoressa


"Un blog non è una raccolta di articoli di giornale"... Lo scrive a commento del post precedente una persona che non si firma ma che per la sincerità considero amica. Ha ragione, non può essere solo quello. Li pubblico perché questo, d'un blog, è una sorta di diario personale e pubblicarli significa raccoglierli, tenerli a portata di mano. E probabilmente per vanità, per quella "vanitas" con cui - lo imparo da De Luca - San Gerolamo traduce l'ebraico "Hèvel", il cui significato letterale è "spreco". Ecco, li copio e incollo qua anche perché non vadano sprecati, pur nella consapevolezza che non si tratta di un salvare a vita eterna, bensì prolungamento effimero, rimando d'agonia. Avevo pensato, per la verità, di creare un altro blog: ho cambiato idea perché, in fondo, ciò che scrivo sul giornale non è estraneo dalla vita.


Oggi sono andato a colloquio con un insegnante di mio figlio e sono rimasto ammirato dall'impegno, dalla preparazione, dalla profondità dimostrata. Sono tornato a casa sereno, convinto di lasciarlo in buone mani e con una speranza rinnovata non soltanto per la scuola pubblica, bensì per questa società intera, in cui c'è chi fa il proprio lavoro con amore, con passione, cercando di trasmetterla. Ripenso alla mia maestra di quinta, Emiliana, morta giovanissima, che ci fece leggere in classe "Lettere a una professoressa", di don Milani. E Milani era anche il nome di un'insegnante di filosofia al liceo, in terza. Debbo a lei la promozione di quell'anno gramo, in cui la classe fu decimata (in senso letterale: restammo in dieci e nel settembre successivo fummo accorpati a un'altra quarta). Da allora non l'ho più vista, mi dicono che sia ancora in vita, che abiti a Como. Vorrei sapere dov'è e andare a trovarla, adesso, in questo preciso istante d'autunno, e dirle che non si era sbagliata, che non ho tradito la sua fiducia. Potrei fare lo stesso, ora, con un'altra professoressa, delle medie, che ha casa a poche centinaia di metri dalla mia. Mi sa che lo farò: spengo il computer, vado a comprarle un fiore e glielo porto. L'ho pensato mille volte e fatto nessuna. Oggi cambio, non voglio che l'ennesima occasione che mi è data sia "hèvel", venga sprecata.
Foto by Leonora

4 commenti:

Wilma ha detto...

Meraviglioso. Nient'altro che questo.

toto ha detto...

̀È una bella idea. Anch'io ho pensato più volte di andare a trovare la mia maestra delle elementari, ma non sono mai riuscito a concretizzare il mio proposito.

Invidio mia sorella che il giorno dopo essersi laureata ha portato una copia rilegata della tesi alla sua maestra e "da colleghe" si sono fermate a chiacchierare a lungo davanti ad un caffe.

Elena Trombetta ha detto...

me la ricordo anch'io, Emiliana ...

silvia ha detto...

Il mio amato prof di italiano è morto da pochi anni. Avercene, di professori così. I miei figli non hanno avuto una tale fortuna. A volte , quando termino di scrivere una cosa, mi immagino di consegnargli il compito in classe e di aspettarne con trepidazione la correzione, il voto e il suo commento personalizzato, che non mancava mai.
L’ho rivisto nel 2000, mi invitò nella sua casa sul lago dopo una mia lettera, e in quell'occasione mi regalò la sua autobiografia, pubblicata a sue spese, e alcune cassette con la registrazione della mia lettera, della sua risposta, e... DELLE POESIE DI LEOPARDI, richiestegli espressamente dalla sottoscritta, perchè recitava in modo mirabile! Potessi postare la sua voce!