mercoledì 17 ottobre 2007

Buttafuoco e le oche, the original


In un post precedente avevo scritto l'elogio di Pietrangelo Buttafuoco, per un suo articolo comparso su "Panorama". Ora sono in grado anche di riportare, di seguito, quell'articolo.


QUESTA E' SOLTANTO UNA DESTRA ALLE VONGOLE

di Pietrangelo Buttafuoco (Panorama, ottobre 2007)

Una volta bisognava credere, obbedire e combattere, ma quelli di Alleanza nazionale hanno un solo destino: sopravvivere. E magari è solo una storia di provincia e questo deve essere lo spettacolo tragico e comico del Passo delle oche, il libro di Alessandro Giuli (Einaudi, gli Struzzi, euro 14,50) dove il viaggio dal neofascismo ad Alleanza nazionale, "l'identità irrisolta" della destra, viene raccontato come il dramma in cui alcuni italiani, da eroi impresentabili, si sono destinati alla caricatura.Il dibattito, avviato sul Corriere della sera, alimentato da Giuliano Ferrara a Otto e mezzo e sul Foglio, dove Giuli lavora, s'è perfino incanaglito là dove An, secondo il racconto "corpo a corpo" fatto da Giuli, si scopre non fare eccezione rispetto al canovaccio miserabile dell'italiano alle vongole. E giù allora con l'amletico Gianfranco Fini, giù con il contorno piumato dei dirigenti al seguito, con le signore, i froci, gli spioni della Regione Lazio, e con la "sottocasta degli intellettuali", i peggiori, giusto loro che s'accampano nei pressi del sottogoverno e dei palazzi Rai.L'irriverente titolo scelto per questo libro non è solo un contrappasso rispetto all'elegante passo militare degli eserciti germanici; è piuttosto una didascalia da Bagaglino, tanto è stretto il rapporto tra la materia raccontata e la trappola dell'avanspettacolo. Giuli, come un Mangiafuoco, imprigiona i suoi personaggi negandosi però quella "pietas" propria del burattinaio. Stare a destra fino agli anni Ottanta, infatti, significava solo una cosa: candidarsi all'emarginazione, sottrarsi al conformismo, rimanere sparati per strada come cani, insomma avere due palle così. Giuli è un uomo con i controfiocchi dello stile romano, nel senso della "gravitas" littoria intendo, è cresciuto studiando Julius Evola, il filosofo di Rivolta contro il mondo moderno, e pubblicare il suo libro con la Einaudi è ben più che una provocazione. E forse ha inventato un genere Andrea Romano, l'editor dello Struzzo, quando l'ha varato. An, infatti, è egemone nello schieramento di centrodestra (almeno riguardo a struttura di partito), ma sarebbe proprio il caso di commissionare un Passo delle quaglie per raccontare da dentro Forza Italia, un Passo dei tacchini per la Lega, e giù con l'ornitologia più goffa fino ai postdemocristiani, perché, se c'è primato del centrodestra, è e resta quello dell'impresentabilità sociale lisciando il pelo alla madre di tutti i rutti, la "vox bottegaia".Certo, a nessuno piace farsi scannare dal fisco, tutti vogliamo sicurezza, legge e ordine sono i pilastri del buon governo e bene fanno i leader a mobilitare l'opinione pubblica, ma la verità politica dello stare a destra in Italia, pur nell'eufemistica e piccoloborghese versione del centrodestra, è tutta risolta nella gara a intercettare il peggio della società italiana. Una battuta sincera in tema di demagogia ce l'ha regalata Francesco Storace, ex An, oggi leader della Destra: "Voi dovete vendere libri, ma noi dobbiamo prendere i voti". Tutti a prendere voti, allora. Gli esempi più facili sono quelli del maiale (eletto eroe della difesa dei valori occidentali per scongiurare l'edificazione di moschee) e di Roberto Calderoli, il leghista che s'è accompagnato al suino. Magari quest'ultimo è impresentabile suo malgrado, ma la corsa al ribasso costringe fior di intelligenze non conformiste a vanificare anni di impegno politico e culturale. Facciamo un esempio noto e sconosciuto al contempo: Mario Borghezio. È un crociato, ma nel senso di Bernardo di Chiaravalle, è un uomo che per letture, studi e passioni mette nel sacco i Ciampi e tutti i padri della patria presentabile. Ne sa più di Eugenio Scalfari, sa perfettamente quanto Islam c'è in Dante eppure, per mestiere, il simpatico Borghezio risulta becero, liscia il pelo al rutto come gli altri. Crociato sì, ma del livello di Oriana Fallaci buonanima.E così tutte le anatre al passo. Ogni volta che Gianfranco Fini se la ragiona giusta ("Gli immigrati sono tutti anticomunisti. Chi se la prende la responsabilità politica di costringere domani i rumeni, i polacchi, gli indonesiani, i pachistani e gli arabi a votare a sinistra?") c'è sempre qualcuno pronto a mettere da parte proprio la responsabilità della politica in cambio dei facili applausi, magari un'alzata d'ingegno di Franco Frattini, altro crociato ma con meno letture di Borghezio. Fra i tacchini e i capponi ci sono pure nobili falchi: Terrainsubre, la rivista culturale nata in ambito leghista, è di gran lunga più intrigante di qualsiasi Micromega, ma l'inadeguatezza della destra è pari alla frenesia di tornare presto a prendersi il governo: importa a qualcuno "l'archetipo dell'individuo sovrano in Sade"? Altro che baluba, eppure vince su tutto il rutto. Gli stessi materiali disponibili, dal pensiero tradizionale al conservatorismo, sono stati frullati alla meno peggio per dovere di propaganda, salvo quando il Corriere della sera, nel dettare l'agenda politica culturale, con ancora più efficacia rispetto a ogni endorsement a favore di Romano Prodi, discute il libro di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi e perciò decreta: "Il liberalismo è di sinistra".Passo dopo passo, il meglio della destra diventa di sinistra perché l'Italia ha prodotto la peggiore delle destre. Anche a dispetto di personalità di livello, Borghezio in testa (ne sa più di Alesina e di Giavazzi), e con lui tutti gli ottimi amministratori come Giancarlo Gentilini, il pur simpatico prosindaco di Treviso che, diocenescampi, va a infilarsi dentro le peggiori cloache del linguaggio, tipo "auguro a Pecoraro Scanio di avere la mamma e la sorella stuprate con uno scalpello". Brividi, no? Il passo del tordo che va a infilzarsi da solo, questo. E forse la destra dovrebbe dire basta al politicamente scorretto. Sarebbe il caso, come ha suggerito nel suo libro Giuli, di tornare al dovere dello stile, categoria assai spirituale e assai di destra. Tutti staranno al passo. A Silvio Berlusconi ormai è assegnato l'obbligo di una satrapia eccentrica: coltiva un fastidio insopportabile verso il suo stesso partito, tira fuori dal cilindro Michela Vittoria Brambilla e magari si gioca una partita situazionista, un happy end degno di Andy Warhol, tanto è moltiplicata nei poster e nelle imitazioni la signora dai rossi capelli. Ma la destra che tornerà al governo sarà uguale agli italiani che la voteranno trasformandola a propria immagine e somiglianza, la peggiore mai capitata nella patria delle vongole.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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