lunedì 8 ottobre 2007

Eterna riconoscenza

Chi mi conosce sa che scrivo, oltre che sul Corriere di Como, anche l'articolo di copertina del "Cantù Basket", l'house organ della Pallacanestro Cantù.
Quello che segue è il primo pezzo della nuova stagione. Lo metto per un motivo semplice: al Cantù Basket sarò sempre grato, avendomi chiesto di scrivere quando nessuno me ne dava la possibilità (erano gli ormai lontani anni Ottanta) e per avermi sempre lasciato la più ampia e totale libertà.


  1. VIALE CALDEROLI, ANNO 2047: IL FUTURO E’ GIA’ QUI
    Rieccoci qua, un Sacripanti dopo e qualche punto di classifica in più.
    Per altri otto mesi, se Dino Merio e Corrado ce la mandano buona, ci terremo ancora la mano, noi a scrivere, voi a farne aeroplanini e lanciarli giù per la tribuna. E per fortuna che non tutte le parole sono pietre.
    “Tutti devono morire, forse anch’io” ammoniva quel tale. Ci accontenteremmo di sopravvivere altri quarant’anni, così da poter ammirare il basket di metà secolo, che ad occhio e croce non sarà dissimile dall’attuale. Ciò che segue è un elenco di notizie che potreste leggere nel 2047.
    Gian Galeazzo Cagnazzo è il centesimo italiano tesserato nella Nba. Terminato il tempo dei contratti d’oro, al buon Gian Galeazzo - un’ala piccola di 2.26, pronipote di quel Luigi Cagnazzo che giocò nel secolo scorso anche a Cantù – è stato offerto per l’intera stagione un buono pasto da McMicrosoft, la multinazionale del panino “chip”, nata dalla fusione del colosso dell’informatica con quello degli hamburger, per fronteggiare la grave crisi che da decenni attanaglia entrambe. Al ragazzo, talento eccezionale nel tiro da tre punti, per trovare un ingaggio è bastato promettere di aumentare venti chili in due settimane. In questo, non è cambiato nulla rispetto ai tempi dei pionieri Kukoc e Bargnani.
    Il campionato professionistico americano, oltre al Canada, vanta franchigie in altri 78 paesi affiliati alle Nazioni Unite, per un totale di 104 squadre. Il problema è nel disputare le partite d’andata e soprattutto quelle di ritorno, per cui il Congresso su proposta del presidente Billy Padmahawtybwar (terzo presidente nella storia degli Stati Uniti con un trascorso da attore, ma primo nel vantare un padre taxista a New York) ha votato il “Restricted Act”, un tormentato decreto legge che assegna la vittoria finale a caso, purché si scelga tra le due formazioni con ancora sede fiscale negli Stati Uniti, ossia gli Alabama Alligators (che giocano a Los Angeles) e i West Virginia Skin Bracer (che disputano le loro gare direttamente a Washington, in Campidoglio). Ciò ha interrotto la striscia vincente di 36 campionati consecutivi vinti dai Baghdad Fighters, squadra di proprietà di petrolieri texani e finanziata con i soldi per la ricostruzione del dopo guerra.
    In Italia la situazione non è rosea. Una squadra (il Sesto St.John) gioca infatti in Nba, tre a tempo pieno nella Euro League, otto nella Pro Uleb Cup (evoluzione della vecchia Uleb Cup che non si filava nessuno: la Pro Uleb Cup non se la fila ugualmente nessuno ma ha trovato negli oligarchi che governano l’Ucraina circa un bilione di euro all’anno per il rilancio). Cantù l’anno scorso s’è tolta una bella soddisfazione: battere l’Armani Pannoloni nella finale della serie A1, che in ordine di importanza viene prima della A2, ma dopo la AA1 e la AAA1 (campionati sponsorizzati da agenzie londinesi di rating). In compenso, nella “Supercoppa Bilionare – Memorial Cistakis”, i brianzoli hanno battuto niente meno che i fortissimi Tirana Surfers, la compagine fondata da due scafisti pentiti ma non troppo, già finalista dell’Euro League nel 2044 e 2045.
    A proposito di Cantù. Qualche fondata speranza di risalire la china si potrebbe ottenere con l’ultimazione del PalaBabele di Viale Europa (nel frattempo divenuto Viale Calderoli). La ventisettesima giunta consecutiva guidata da sindaco leghista ha puntato molto sulla promessa di mettere mano all’opera faraonica, garantendo a breve, brevissimo, un’adeguata soluzione. Era il giugno del 2047. Scettico il presidentissimo Francesco Corrado, che dal suo buon ritiro della Garibaldi Pogliani, alla vigilia del 9 novembre, suo centoquattordicesimo compleanno, ha dichiarato: “Se mi lasciano ancora solo, giuro che l’anno prossimo abbandono e vendo tutto a Pesaro”.

Nessun commento: