mercoledì 3 ottobre 2007

Endorsement

Io sto con Romano Prodi. Volevo scriverlo, renderlo pubblico. Una stima per una persona cui la cronaca politica non rende i riconoscimenti che merita.
So che con il mestiere che faccio e con la moda di etichettare tutto appicandogli addosso una casacca, dichiarare apertamente la propria simpatia equivale ad attirarsi molte antipatie e, nel caso peggiore, rimanere marchiato a vita. Tuttavia la lealtà ha un prezzo e quel prezzo, pur di essere onesto, sono disposto a pagarlo.
Con Prodi condivido la formazione culturale e politica. Dicono, spesso con tono sprezzante, che ha la faccia da parroco, ma io in parrocchia sono cresciuto e ai preti che ho incontrato debbo gratitudine per la persona che sono. Di Prodi ammiro la costanza, la pazienza e pure la capacità, più unica che rara in Italia, di avere una "visione" politica. Il suo impegno di "sdoganare" la sinistra, affinché sia alternativa credibile alla destra in una forma di bipolarismo, è quanto di più lungimirante sia stato fatto negli ultimi vent'anni. Se Berlusconi è stato capace, dal nulla, di creare un partito "ad personam" che raccoglie oltre il 30% dei consensi, Prodi con talenti di tutt'altra pasta ha aggregato una coalizione eterogenea, ponendo le premesse affinché vincesse le elezioni, non una, bensì due volte. Non solo. E' seminando quel campo che è risultata possibile la nascita di un partito democratico, una formazione capace di unire forze diverse, in controtendenza assoluta rispetto alla vocazione tutta italiana di scindersi e moltiplicarsi.
Sostengo Prodi da sempre e soprattutto adesso, messo ogni giorno sulla graticola dai suoi stessi alleati, eppure caparbio (oserei dire: cocciuto) al punto da resistere al desiderio assai umano di piantar tutti in asso e godersi famiglia e nipotini.
Stimo Prodi per i suoi pregi, senza negarne difetti. Credo che sia questo il limite tra l'ammirazione e il culto della personalità. Stimo Prodi, ma non rinuncerei a criticarlo, poiché non riuscirei mai ad abdicare all'uomo libero che è in me, prima ancora che al giornalista.
Ovviamente, come tutti, anche Prodi può sbagliare - e se avessi a disposizione tre o quattro mila pagine potrei cominciare a elencarne qualcuno, degli sbagli - e il suo non è il migliore dei governi possibili, eppure sono certo che il tempo, con lui, sarà galantuomo.

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