Causa ferie, riposi, permessi, assenze e malattia, in redazione siamo ridotti all'osso, ma talmente all'osso che anche a bollirlo nell'acqua non fa brodo. Ce la caviamo lo stesso, aspettando che passi la bufera. Lo preciso, per giustificare il mio passare qui di rado: il tempo libero s'è ridotto ai minimi termini eppure al blog ci sono affezionato. Anche i post non sono pochi, credo quasi trecento, alla faccia di chi credeva - io per primo - che avrei mollato la presa tanto tempo or sono. Non è soltanto un punto d'orgoglio, scrivere post è starmene in compagnia di me stesso e, nel medesimo tempo, socializzare, trasformare il privato in fatto pubblico. Perciò m'è venuta un po' di tristezza, oggi, quando per caso sono tornato a curiosare tra i blog che un paio d'anni fa erano uno scoppio di vitalità e che ora giacciono più o meno abbandonati, cimitero o corsia d'ospedale d'un circuito interrotto. Ricordo lo stupore del primo pizza blog a Como, il piacere d'incontrare persone meravigliose, ricche dentro. Mi consola l'aver tenuto con la maggior parte di loro un dialogo, pur se a macchia di leopardo: so però che ci sono e ogni tanto li cerco e li trovo e loro fanno con me lo stesso. "C'è un tempo per ogni cosa" recita il Qoelet: c'è stato quello della fioritura, dello sbocciare, e c'è ora quello della conserva, dell'assestamento. I blog non sono la rivoluzione del futuro, ma neppure una parentesi chiusa troppo presto: li considero un vettore, la locomotiva d'un treno, e sbagliava che vedeva in quei vagoni il tutto, dimenticando che importante è cosa c'è dentro, ma commette un errore pure chi ha archiviato il tutto come l'ennesima moda destinata all'oblio. La base s'è allargata, l'opportunità di esprimere il proprio pensiero s'è ampliata all'infinito. Ciò che in passato era privilegio di pochi, oggi è alla portata di tutti e se è la goccia che scava la roccia, in questi anni assistiamo a una cascata continua, i cui effetti sono dirompenti. Pensiamo alla memoria che non va persa. Pensiamo alla condivisione delle esperienze. Una rivoluzione epocale, paragonabile - per portata - all'invenzione della scrittura e poi della carta stampata e all'istruzione di massa. Penso se avessi avuto la fortuna io di poter leggere ora ciò che pensava cent'anni fa mio bisnonno o il suo trisavolo: tra cent'anni un mio bisnipote o qualunque essere umano potrà leggere questo blog e farsi un'idea di chi sono, di chi era lui quando non era che un'elica genetica celata in un maschio adulto. Certo, nell'alta marea delle informazioni è facile annegare, ma è altrettanto vero che coltivare la virtù del discernimento è meglio che camminare al buio, nudi, nel deserto.
Foto by Leonora
5 commenti:
"Penso se avessi avuto la fortuna io di poter leggere ora ciò che pensava cent'anni fa mio bisnonno o il suo trisavolo: tra cent'anni un mio bisnipote o qualunque essere umano potrà leggere questo blog e farsi un'idea di chi sono, di chi era lui quando non era che un'elica genetica celata in un maschio adulto."
Non ci avevo mai pensato :)
Giorgio, concordo in pieno con la difficoltà di mantenere vivo un blog, specie quando per lungo tempo non si ricevono reazioni attive da parte dei lettori. Alle volte, come blogger, si viene presi dalla sconsolazione: ma per chi scrivo queste cose?
Faccio sparire questa spiacevole sensazione tornando a leggere vecchi post e cercando di capire le motivazioni che in quel momento mi avevano spinto a scrivere di quell'argomento.
Non sono altrettanto sicuro che tra 100 anni i nostri post saranno ancora leggibili. Al lavoro ci capita spesso di mantenere in vita computer primitivi solo perché sono gli unici ancora in grado di leggere quel dischetto oppure compatibili con quel formato. La "grande rete" forse ci aiuterà in questo, ma non sono ancora pronto a scommetterci...
Il blog? Bell'argomento. Per me, neofita, (mai frequentato un blog) all'inizio si è trattato solo di un' idea bizzarra, impulsiva, quasi un capriccio, uno sfizio senza pretese, previsioni, progetti. L'impegno e l'entusiasmo si sono alternati a momenti di fatica, perplessità, dubbi sui motivi che ti spingono a tenere un blog, propositi di chiusura precoce, ansia da prestazione, illusioni e delusioni degli incontri fatti sul blog.
... e chi avrebbe immaginato che la faccenda sarebbe stata così impegnativa? Spesso mi chiedo: ma chi me lo fa fare?
bhè, mi associo alle firme precedenti, convinto, in più, del potere della parola: "..perchè con questa spada vi uccido quando voglio.." diceva Cyrano per bocca di Guccini; e che di buone parole, atte a far crescere il mondo, Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno. Ne hanno bisogno i nostri figli, i nostri adolescenti, i nostri colleghi, i nostri capi, i nostri politici; i nostri preti....Il mondo non ha più tempo di fermarsi a pensare, il mercato è tutto e subito(un po' da tossico!) e se qualche isola di pensiero rimane, bhè, benvenga, con tutti i suoi limiti. Sarà pur sempre uno spazio ove ritrovare le radici dei nostri perchè...sempre ammesso che ve ne siano!!
andrea
leggere l'intero blog, pretty good
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