Lo so, è più una provocazione che un proposito ma la trovo di cattivo gusto egualmente. Mi riferisco ai messaggi su Facebook, ai diagrammi a volte lisci, a volte gassati o Ferrarelle che pullulano sul web e fanno la conta di chi è stato fatto fuori (Saddam, Osama, Gheddafi) mettendo con prossimo della lista di cui si attende la fine Silvio Berlusconi.
Non m'importa di passare per bacchettone, prendendo per serio uno sberleffo, seppur greve.
Silvio Berlusconi, più che un dittatore o un criminale, in politica è un pasticcione. Probabilmente perché paga colpe non sue, quasi certamente perché credi che basti essere un uomo di successo per sollevare le sorti di un intero paese. Sta di fatto che per ogni passo avanti ne facciamo tre indietro, incapaci di rispondere efficacemente alle sfide che ci pone il tempo presente, figuriamoci quello futuro.
Un esempio su tutti: la scelta del governatore della Banca d'Italia. Ha impiegato più lui a indicare un nome che Carla Bruni a portare a termine la gravidanza e dare alla luce una bimba che appena nata fa già discutere per il nome (Dalhlia o Giulia, ma sempre con l'accento sulla a).
La realtà è che, Berlusconi o non Berlusconi, non si capisci più chi guida il paese e anche l'Europa, il mondo intero. Non sono più i capi di stato, né i militari, com'è stato nei secoli passati. Probabilmente sono i gruppi di interesse, ma tanto eterei ed evanescenti ch'è impossibile dare loro un volto, un cognome.
Abbiamo lasciato che il denaro diventasse la misura di ogni cosa ed ora l'economia detta legge. Una legge che non si cura del giusto o dello sbagliato, ma soltanto dell'utile. Allora non è Berlusconi il nemico, né colui che può risolvere le cose.
Le cose possiamo risolverle noi, ristabilendo una diversa scala dei valori, riportando il denaro a una più modesta dimensione e riscoprendo il dono, il tempo, la sapienza, la gratuità e tutti quei comportamenti buoni che assomigliano a un seme: danno frutti, purché ci sia pazienza.
La Bce, l'Fmi e tutte quelle spoglie cattedrali senza religione potranno imporci un punto in più dell'Iva o una tassa persino sul pane, ma non potranno impedirci di dividerlo quello stesso pane, di mangiarlo con gli amici, magari con un filo d'olio e un pizzico di sale, chiacchierando attorno a un tavolo, al chiuso d'inverno e sotto il sole, s'è estate.
Foto by Leonora
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