sabato 29 ottobre 2011

Seicento

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Seicento. Non erano giovani e nemmeno forti, galleggiano ugualmente in quest'universo senza pareti dove nulla si cancella, al massimo si perde.
Seicento. Non è l'automobile color latte e menta della Fiat che comprò, prima in vita sua, mio padre.
Seicento sono i post redatti dal sottoscritto in quattro anni e un mese di esistenza in vita di questo blog, nato per istinto di sopravvivenza professionale e conservato come diario di viaggio, nella convinzione che la privacy è importante ma di privazioni si muore, per cui viva la pubblicità.
Non quella dei reclàme, che pur ha uno scopo nobile se somministrata in dosi omeopatiche, bensì quella del "pubblico", della casa aperta (che infatti è il contrario di quella chiusa), del cortile, del paese dove tutti sanno tutto di tutti e non si vive peggio, poiché conoscersi è il primo passo per venirsi incontro, aiutarsi a vicenda.
"Non sei geloso delle tue cose, della tua vita?" mi ha chiesto Paolo, leggendo questo blog. Ho risposto "No, ne sono orgoglioso". Perciò le metto in piazza, sapendo di correre un rischio ma pure di cogliere un'opportunità: nessun uomo è un'isola, tanto vale nuotare. E poi mi hanno insegnato che la piazza è quel luogo in cui, quando ciascuno porta il fardello dei crucci, alla fine torna indietro con il proprio, per scelta, perché alla fine non è poi tremendo al confronto con quelli altrui.
Non è vero che ho cancellato la linea del pudore, semmai l'ho spostata un metro più in là. Infatti qui non dico tutto. Cerco di filtrare il meglio, anche quando si tratta del peggio.
Dare valore al "pubblico", essere trasparente, allargare il cerchio della condivisione, oltre che delle conoscenze, sono le tre linee guida che mi orientano ogni volta che si apre una pagina vuota e la riempio.
Ringrazio coloro che mi accompagnano, sia quelli che finiscono protagonisti in qualche post, sia coloro - assai di più - che si accontentano di passare di qua, dare una sbirciatina e passare altrove. Sappiano che comunque mi fanno tutti un gran regalo. Quello di non farmi sentire solo, di interessare a qualcuno. Esiste forse un premio migliore di questo?
I seicento complimenti allora non me li faccio da solo: li condivido con voi.

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