mercoledì 5 ottobre 2011

L'attesa

Molti hanno scheletri nell'armadio, qualche osso ce l'ho anch'io. Così. Perché nessuno è perfetto e per non farmi mancare nulla.
Il cruccio più grande però è non chiarirmi con una persona, spezzare il dialogo, essere chiuso o costringere l'altro a doppia mandata, fuori dall'uscio. Non ho nemici, è vero, nessuno almeno che incontrandolo per strada debba voltare la testa dall'altra parte, fingendo di non vederlo. Con qualcuno però la distanza è diventa porta chiusa.
Penso a una persona in particolare, a cui devo molto, e che non sento da una vita. Colpa mia, senza dubbio. Primo per i miei errori, secondo per la coda di paglia, terzo per superficialità, quarto per un vago senso di colpa, quinto per timore di essere frainteso, sesto per orgoglio, solo in questo caso reciproco. Sta di fatto che la porta s'è serrata.
Se dicessi che ci ho messo una pietra sopra, tuttavia, sarei falso. Da mesi e mesi ci penso, praticamente ogni giorno, senza coraggio di tornare a bussare a casa sua, limitandomi a sperare che avvenga il contrario e dunque lasciando socchiusa la mia. Troppo poco. Infatti mi ritrovo qui, senza sapere nulla, strade parallele che proseguono senza incroci o semafori in vista.
Lo scrivo oggi perché domani è un giorno particolare. Il suo compleanno. L'ultima volta che l'ho sentita al telefono credo sia stato proprio un anno fa, il 6 ottobre. Per un motivo futile, di cui ho smarrito traccia, mentre ho ben presente l'imbarazzo mio, alla fine, quando prima di appendere, ridendo in quel suo modo infantile e malizioso insieme, mi aveva detto: "Non hai proprio niente altro da dirmi?". Non l'avevo. Mi ero completamemte scordato il suo compleanno.
Perciò da mesi ricordo questa data, me la sono segnata in fronte, marchiata a fuoco, anche se nel frattempo la brezza è diventata vento gelido e sono ancora qui, immaginando mille ragioni senza una sola che sia convincente, che possa darmi la certezza del perché di tanta freddezza.
Vorrei che non fosse così, sapere come fare per ristabilire un contatto, chiederle mille volte scusa. Dirle ancora una volta le mille cose che mi ha insegnato, per cui le sono e le sarò sempre grato, dalle poesie di Baudelaire ai cioccolatini regalati per Natale e che aveva fatto lei, per me.
Forse lo farò. Di certo lo farò. Sono mesi che ci penso, ho continuato a rimandare, è ora di darsi una mossa. D'altra parte, i fatti sono l'unico modo di trasformare in parola la chiacchiera.

Foto by Leonora

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