martedì 18 ottobre 2011

Le cose serie

Che non esistano più le mezze stagioni è un falso acclarato dal mio raffreddore, buscato con il caldo freddo freddo caldo di questi giorni. E da un malessere latente, diffuso, subdolo, uno di quelli non così forti da costringerti a letto e non così lievi da farti lavorare bene, senza prendere il fazzoletto ogni tre secondi.
In paragone dello Stato italiano sto comunque benone. Un fiore proprio.
Innanzi tutto non devo esser sottoposto al controllo delle astiose agenzie di rating, gente che fatica a metter fuori il naso dal proprio ufficio hi-tech per scoprire se c'è sole o piove e che pretende di dare un giudizio a intere nazioni. Più che austere cattedrali della matematica applicata agli affari sembrano marchi escogitati da Lapo Elkan per vendere felpe ed occhiali: Stantard & Poors (Poor Standard, in dialetto milanese), Moody's (Moody's Allen) e la terza sorella, l'aggressiva Fitch (il socio sfigato di Abercrombie?).
Sono loro che ci hanno tolto la tripla AAA o forse ce l'hanno lasciata, togliendo però il numerino in allegato. Eravamo fieramente degli AAA1 e siamo dei semplici AAA o degli AA, forse degli Ah Ah Ah.
Il risultato è il chiasso che assorda e non permette di distinguere il fragore della montagna che frana dallo scricchiolìo della sedia del banchiere corrotto.
Volevo parlarne ieri sera, con mio figlio Giacomo. Spiegargli della crisi, dei tempi grami che forse ci attendono, del fatto che a differenza di quanto è capitato ai suoi nonni e in parte accade anche a me, il tenore economico suo e dei suoi fratelli non sarà in costante ascesa, dal poco al tanto, ma potrebbe comportare il taglio dal medio al poco o dal poco al pochissimo, quasi nulla, niente proprio. Volevo parlargli degli sforzi che stanno facendo i paesi occidentali per affrontare l'emergenza finanziaria, per evitare il declino, e del ridicolo fondo monetario internazionale, della banca europea, pure di quella nostra, dove abbiamo un conto corrente da una vita ma che di giorno in giorno viene eroso, vaporizzato, restando asciutto. Volevo parlargli degli indignati, che sono quelli come noi, un po' sfigati ma onesti dento, mentre quegli altri, quelli con il cappuccio che devastano le città, appiccano incendi e tirano gli estintori, sono soltanto dei disgraziati, i primi che se potessero di toglierebbero gli stracci di dosso e ti abbandonerebbero nel fondo di un pozzo. Volevo parlargli della necessità di un governo stabile, ma ancor di più di un Paese sano, onesto, credibile, mentre in parlamento è tutto un mercimonio di denaro e di sedie girevoli, una per l'approfittaore di turno. Volevo parlargli degli imprenditori che vorrebbero governare senza mai decidersi del tutto e dei governanti che preferiscono fare gli imprenditori senza mai lasciare il posto pubblico.
Volevo parlargli di tutto questo, ma ho preferito le cose serie. Abbiamo guardato in tv "La banda dei babbi Natale" di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Foto by Leonora

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