Il giornale preso al contrario: non sottosopra ma quasi.
In questi giorni in cui sento più urgente la necessità di cambiare il menù quotidiano offerto ai lettori, temendo che anche un'ottima, una squisitissima, una deliziosa portata di lasagne possa alla lunga stancare se servita sempre come primo in tavola, osservo chi mi è più vicino e compilo la classifica delle notizie più lette.
Che non sono mai quelle nella parte alta della pagina.
Tre giorni, tre esempi.
Ieri l'altro, sezione "esteri" del Corriere, un articoletto di quaranta righe in tutto, un quartino di pagina tra il nulla e la pubblicità delle borse Piquadro. Titolo: Turista scompare in Polinesia "Vittima di un cannibale". Il pezzo, senza firma, racconta di Stefan Ramin, un quarantenne tedesco sparito dopo aver partecipato alla caccia alla capra ("tipica di queste zone"), della sua fidanzata violentata, della guida locale svanita nel nulla, di resti umani, odore di carne bruciata e una tesi agghiacciante, pur se non confermata dalla Polizia: "Che sia stato ucciso e divorato da un gruppo di cannibali". Cannibali! Ma come cannibali? Io credevo che fossero rimasti nei libri di Salgari, uccisi da Tremal-Naik.
Ieri, La Stampa. Patrizia Reggiani, moglie e assassina del rampollo della famiglia Gucci. Titolo: "Mai lavorato, non voglio uscire. La Reggiani sceglie il carcere". La mia, d'una moglie, è scandalizzata. Legge il pezzo due volte, incredula, scuote la testa e dice: "Che mondo, che gente. Non ha mai lavorato...".
Oggi è toccato a me, al giornale dove lavoro, un pezzetto così detto "di spalla", nelle pagine di attualità. Titolo del trafiletto: "La gaffe del ministro francese su twitter: vieni a letto con me?". Il ministro è quello dell'industria, Eric Besson, che s'è sbagliato e ha mandato a tutti i suoi contatti un messaggio privato. Un incubo per l'homo tecnologicus. Proprio per questo l'ho letto, perché mi sono messo nei suoi panni (quelli che poi lui s'è tolto, andandosene a letto, spero non con tutti i tredicimila e passa amici che ha sul social network).
Foto by Leonora
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