giovedì 6 ottobre 2011

Steve Jobs e la tv italiana (Così si uccide un uomo morto)

Ho tentato, ma non ce la faccio. Ovunque volga lo sguardo o mi metta in ascolto non vedo e non sento altro: Steve Jobs, Steve Jobs, Steve Jobs.
Il peggio lo offre la Rai, che ha azzeccato l'orario (il prime time, la prima serata) e nel contempo scelto il modo più brutto: il talk show, la chiacchiera vana, il "Porta a porta" per giunta modello cinese, copiato. A celebrarne la scomparsa è infatti la trasmissione "Agorà", su Rai Tre, con Vianello (non Raimondo, un altro ch'è scomparso) nei panni di Vespa a tenere al guinzaglio e dirigere il traffico in un parterre di comparse, mezzi uomini, ominicchi e quaqquaraqua da far invidia a "Uomini e donne" di Zelig, con Claudiano.
Eppure sarebbe bastato pescare dall'immenso archivio e riproporre il già visto (e dimenticato) per fare un buon prodotto e dare esempio di ottimo servizio pubblico. Invece no. Perché il Porta a porta la televisione italiana ce l'ha nel sangue, nel midollo, nel cervello.
E per chi non sa di cosa parlo, ricopio qua ciò che il collega e amico Alessio Brunialti ha scritto ieri l'altro nella sua "settimana InCom" sul sito web de La Provincia a proposito della puntata di "Porta a porta" a commento della sentenza di assoluzione per Amanda Knox e Raffaele Sollecito. In poche righe, un ritratto amaro ma stupendo.

Buongiorno,
le sentenze vanno rispettate. Questa semplice frase non si può, però, applicare a Bruno Vespa: egli non solo le rispetta, ma le VENERA, le idolatra, offre olocausti. Era caricatissimo a molla ieri, s'è organizzato per tutto il weekend per mettere insieme il Golden Circus Mediaticus in diretta, roba che manco i Togni, gli Orfei e Medrano insieme, roba che Barnum era uno squallido dilettante, tutti radunati per morbosizzare l'ennesima volta su una vicenda di cui, francamente, non s'è capito ùnca.
C'erano l'uomo pistola, la donna cannone, la trapezzona, il feroce Saladino, il camaleontico Bilbolbul, il perfido duca Serpieri, la nonna del Corsaro Nero, Scarpia, Paperoga, Gongolo e Servio Tullio (accomunati dal fatto che, statisticamente, quando si elencano i sette rispettivi, loro sono quelli più dimenticati), Buck la peste, Jack Bidone coi fratelli Bolivàr, Pippo, Pertica e Palla, lo strozzatore, Cicci il mostro di Scandicci (amnistiato), Ramba, Jack La Cayenne, Jack Mandolino, Maldèi Prìmitivs, una gemella Kessler (l'altra no perché era a Matrix), in collegamento dalla casa degli orrori alla casa del cioccolato perugina la ministra che continua a cercare il tunnel sotto il mondo. Momenti televisivi impagabili, e in effetti vien subito voglia di non pagare il canone.

La chiudo qui. Tra un'oretta comincia il Porta a porta quello vero. Se l'argomento è Steve Jobs spengo. Se invece si parla d'altro, spengo lo stesso. Bruno Vespa non avrà il mio corpo e neanche l'attenzione di uno dei due neutroni che dentro la testa mi girano (più in basso gira altro, ma non lo scrivo).

Foto by Leonora

3 commenti:

Tino ha detto...

Hai perfettamente ragione - programmi da incubo - ...

cafecaracas ha detto...

Tanti penseranno che sono prevenuto o peggio ancora malevolo,ma Bruno Vespa e i suoi "cloni" sulle varie reti,proprio non riesco a guardarli.

Anonimo ha detto...

per questi motivi, da te spiegati benissimo, non guardo "porta a porta" da un anno e i suoi cloni sono anche peggio. possibile che non riescano a "confezionare", a pensare, un programma nuovo, migliore, con contenuti alti, e non la solita "manfrina" per fare ascolti?