Oggi compie gli anni, ma Teresa è sospesa in quel limbo in cui tutto e niente sono un filo, un sassolino in bilico tra il burrone e la terra ferma.
In estate non era stata bene. Era in vacanza nel paese d'origine dei genitori, in Puglia, e all'ospedale l'avevano mandata a casa, senza una diagnosi precisa, dicendo soltanto che non era nulla di grave. Esami più approfonditi li aveva fatti qua, scomprendo dei calcoli biliari.
Pochi giorni fa era entrata in clinica, per un'operazione che sembrava banale. Banale però un'operazione non lo è mai: su migliaia ce n'è sempre una che cambia spartito, che va storta. Un'ora, due, tre, cinque, otto... Un via vai dalla sala chirurgica che aveva messo in apprensione i genitori, poi le complicazioni, il trasporto a un altro centro e a un altro ancora.
Conosco i medici che l'hanno avuta in cura, so quanto sono seri, competenti, professionali, gli stessi a cui io affiderei la mia stessa vita.
Teresa è stata a un soffio dalla morte ed è stata riportata alla luce, così come sua mamma e suo papà, la sua famiglia. Ora lotta. In una camera sterile e piena di tubi resta aggrappata alla speranza di farcela, di scampare il pericolo, di poter essere quella di prima. Migliore anche. Come possono esserlo coloro che vedono la morte in faccia e hanno in sorte di tornare a sorridere alla vita.
L'ho già scritto una volta e lo ripeto ora: forza Teresa.
Foto by Leonora
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