Mi sento in cima a un monte e sorrido pensando a come ci sono arrivato. Dirigere Il Cittadino senza tessere, senza raccomandazioni, spinte, non rappresentando nessun altro, se non me stesso. Gli unici poteri forti che conosco sono quelli di mia madre, che però - saggiamente - ha smesso di esercitarli quando avevo tredici anni e temendo che fossi di carattere troppo chiuso, introverso, mi ha spinto, letteralmente spinto, all'oratorio, tra persone in gamba, che sono gli amici che ho anche adesso.
(Volevo scrivere: mi ha spinto a calci, ma non sarebbe stato corretto. E' stato più uno spingere con il muso, come fanno i cavalli col puledro o le elefantesse con il loro cucciolo, quando ha ancora le gambe malferme e vorrebbe starsene accovacciato ma lo costringono ad alzarsi, a camminare, a stare al passo con il branco perché è l'unico modo per sopravvivere, chi si ferma è perduto).
Devo dire grazie a Massimo Cincera, l'editore, che mi ha scelto, guardandomi negli occhi, fidandosi del ragazzo che ero, cinque anni fa, la prima volta che l'ho incontrato e avevamo parlato della multimedialità, del futuro dell'informazione. Era stato Giorgio Gandola a organizzare l'incontro. Conoscevo poco anche lui, gli era piaciuto un report che gli avevo mandato via mail prendendo spunto dal libro di Vittorio Sabadin, "L'ultima copia del New York Times". "Devi parlare con Cincera" mi aveva detto. Così è stato. Tutto è nato lì, non c'è nulla dietro.
Basta però parlare del nuovo lavoro, è ora di farlo. Anche perché sono grato e commosso (commosso veramente, non per modo di dire) dalle dimostrazioni di affetto dei tanti amici che ho, però sono anche un po' in imbarazzo per questo clima da "Santo subito". Per fortuna se mi guardo allo specchio vedo sempre quel ragazzo chiuso, insicuro e pieno di difetti che a tredici anni sua madre ha spinto a lasciare la sua stanza, i libri sugli animali, il microscopio e il piccolo televisore con i baffi (l'antenna mobile), in bianco e nero, mandandolo all'oratorio, a imparare come si sta al mondo.
Foto by Leonora
3 commenti:
In una città (e potremmo dire anche un paese) che vede calare su di sé una patina di grigio stile 'gnomo di Zurigo', con banchieri, grand commis delle aziende pubbiche e grandi industriali, grandi solo all'insegna del 'gli onori sono miei, gli oneri della colletività', Bardaglio rappresentava una voce pulita e chiara...e naturalmente ce lo siamo giocati...
...sono contento di aver imparato molte cose da te....oltre al taglia-fuori!
In bocca al lupo!
Claudio P.
cosa c'entra la foto con la sposa in fuxia con tanto di bouquet!!!!
questa me la devi spiegare... conoscendoti avrà sicuramente un senso ma stavolta è troppo difficile anche per me
vale
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