C'è solo musica qua. Musica e buio, ombre d'albero e aria fresca, che spezza la calura. Mi sento solo, ma l'assenza di gente non c'entra: ci si può sentire soli anche in mezzo a mille persone, in una piazza affollata, come a casa propria. Penso che ci si attacca alla vita in misura inversamente proporzionale a quella vissuta: i giovani sono quelli che hanno meno paura di perderla, mentre i vecchi ostinatamente vi rimangono aggrappati. Non tutti. Io vorrei esser nella schiera di coloro che si piegano docili al destino, come barca che si stacca dalla riva. Dal terrazzo guardo la corte sulla collina dov'è vissuto Giovanni, mio bisnonno. Era un uomo alto e dritto, con due baffi bianchi e capelli radi in testa. Non abbandonava mai il cappello e, raccontava mio padre, non sopportava il bianco dei cuscini. Quando lo ricoverarono per la prima e anche ultima volta in ospedale, aveva ottant'anni passati (gli ottanta di Nenni, non di Berlusconi) e sulle federe, prima d'appoggiare la testa, volle mettere la giacca, una giacca scura, di panno. Mi torna in mente adesso, che vedo illuminata a giorno la facciata della casa dove abitava. E' arrivato e se n'è andato lui, sono passati i suoi avi, i suoi figli, i vicini di casa, mio padre e un giorno passerò anch'io. Un pensiero che non mi angoscia, che mi consola persino. Spero capiti tardi, soprattutto spero che capiti bene, consapevole di aver percorso degnamente il mio cammino e di essere stato fortunato. Molto fortunato. E sarà per questa sera quieta, senza luna ma con stelle da spettacolo, oppure perché ho un po' il magone dentro, che m'è venuto di pensare alla morte, allo scorrere ineluttabile del tempo. E ora, guarda il caso, alla radio c'è una canzone di Jovanotti, con il ritornello che fa: "Io lo so che non sono solo, anche quando sono solo". Non mi è mai piaciuta, ma stasera sembra scelta a proposito e mi dà lo spunto per spegnere il computer, staccare la spina dei pensieri e andarmene a letto. A differenza di mio bisnonno Giovanni non dovrò neppure mettere la giacca sulla federa del cuscino. L'ho detto che sono fortunato.
Foto by Leonora
1 commento:
Mi hai fatto ritornare alla mente una cosetta scritta parecchio tempo fa...
ALL'ESTUARIO DI NOI
Come acqua fra le falde
scorriamo, attraverso la vita.
Lasciamo depositi in riva,
invisibili o ampi, a firma
del nostro repentino passaggio
e in silenziose tracce.
Che resterà, dei sedimenti
all'estuario cosmico di noi?
L’impronta d'impegno e d'amore
lasciata - accolta nei cuori.
Luciana - comoinpoesia
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