Se n'è andato il 23 settembre scorso, un mercoledì, con la dignità con cui era sempre vissuto. George W. Bardaglio proprio oggi avrebbe compiuto ottanticinque anni e per me era una persona speciale, un modello vero. Ho aspettato tre mesi per scrivere di lui perché non mi ha mai lasciato, con i suoi occhi chiari, d'un azzurro terso (tranne il sottoscritto, quasi tutti i Bardaglio, e sono poche famiglie in tutto il mondo, hanno pupille color del cielo). L'ho conosciuto esattamente dieci anni fa, proprio in questo periodo. Erano i primi tempi di Internet e con Marco Migliavada e Roberto Ghioldi, una volta piazzato computer e modem, provai a digitare il mio cognome nel motore di ricerca di Altavista. Ho sempre pensato di esser bestia rara, un grumo di famiglie in Valtellina, dove mio padre è nato: uscirono centinaia d Bardaglio. Peter W. Bardaglio, per la precisione, insegnante all'Università di Ithaca e scrittore di libri di storia. George era suo padre ed è lui che si è subito messo in contatto con me, invitandomi ad andare a trovarlo. Pochi giorni dopo ero su un aereo per Boston e poi in auto, di notte, al gelo, lungo un'autostrada bianca di neve, che portava a Windsor Lock, in Connecticut. Io e Isabella giungemmo a una serie di case ch'era quasi mezzanotte, c'era una tempesta di ghiaccio e nessuna targhetta con i nomi, né campanello. Bussai all'unica porta da cui filtrava uno spiraglio di luce e quando l'uscio si aprì, me lo trovai davanti, bianco di capelli e con quel suo sorriso buono, quello sguardo profondo, nuovo e antico insieme, quel volto che ricordava in ogni ruga mio padre. Mi sentii a casa anche se ero lontano centinaia e centinaia di miglia. Fu il Capodanno più bello della mia vita, con la moglie di George, Ruth, assai più giovane di lui, bionda, discendente diretta dei padri pellegrini, d'una eleganza squisita e pari all'affetto. Ricordo la sera di San Silvestro. Fuori nevicava e noi mangiammo a lume di candela: pizzocheri, con gli ingredienti portati da noi, in valigia, e aragoste del New England, più piccole di quelle dei mari tropicali, ma d'un gusto sopraffino. Da quella sera l'ho incontrato altre volte, lui è venuto da noi, in Italia e insieme, a Berbenno, siamo persino riusciti a organizzare un Bardaglios Riunion Day, con decine di persone con lo stesso sangue nelle vene, ma che non si conoscevano. Volle a tutti costi pagare per tutti e lo vidi felice come un bambino: mi commuovo ora, mentre scrivo, mi scendono le lacrime persino, perché rivivo ciò che lui ha provato, perché anch'io a lungo mi sono sentito uno sradicato e immagino cosa sia significato per lui, il cui padre, Ermenegildo, se ne andò da Berbenno di Valtellina nel 1912, per non farvi più ritorno. L'ultima volta che ho visto George è stato un paio d'anni fa, a casa sua, affacciata sul fiume Connecticut. Sua moglie Ruth stava morendo e stava malissimo, ma quando seppe del nostro arrivo volle alzarsi dal letto e riceverci sul divano, truccata di tutto punto, i capelli raccolti a crocchia, come suo uso, e quella gentilezza comparabile solo all'affetto. Seppi allora cosa vuol dire esser parenti, fratelli, sentii un amore nudo, vero. Chiuse gli occhi per sempre poche ore dopo e George, senza il suo angelo, non è più stato lo stesso, ammalandosi a sua volta, senza però smarrire quella mitezza nello sguardo, quella fierezza di uomo riuscito, quella bontà adamantina, che promana dal cuore per irradiare il volto. George ha lasciato tre figli (Peter, George e David), molti nipoti e un ricordo nitido. Gli ho voluto bene e ancora gliene voglio, perché mi ha insegnato a non sentirmi mai solo, con l'unico cruccio di non avergli scritto più volte, di non aver passato con lui un tempo più lungo. So però che mi perdonerà e che, se il mondo non finisce qui, lo ritroverò un giorno, e mi aprirà la porta, sorridendo, come in quel dicembre di dieci anni fa in cui l'oceano s'è riunito e i Bardaglio sono tornati un'unica famiglia, occhi chiari e scuri insieme, destino finalmente riannodato, compiuto.
P.S. Questo è l'annuncio che i figli, in ricordo, hanno scritto e ch'è comparso sull'Hartford Courant and Journal Inquirer.
George W. Bardaglio Sr., 84, of Suffield died Wednesday, September 23, 2009 at the Suffield House. He was born in Torrington on December 20, 1924, the son of the late Ermenegildo and Augusta (Andreoli) Bardaglio, and lived in Windsor Locks and Suffield for the last 55 years. George graduated from Torrington High School in 1941, served his county during the Second World War in the US Navy, and received his B.S. in Business Administration with distinction in Accounting from the University of Connecticut in 1950. He passed all sections of the Connecticut State CPA examination on his first attempt in November 1952, receiving the Gold Medal for the highest score in the state.
Although George rarely mentioned it, his sons were fond of noting that he risked his life in 1942 rescuing a husband and wife from drowning after they broke through the ice on a Torrington pond. During the rescue, he himself broke through the ice four times. As the local newspaper reported, “Bardaglio succeeded in getting back on the ice each time and heroically persisted in continuing his efforts until the couple were saved.” The Torrington Boy Scout Drum and Bugle Corps recognized his heroism with a dinner in his honor, presenting him with an engraved plaque that became a treasured family memento.
The founder and senior partner of the Windsor Locks accounting firm Bardaglio, Hart & Shuman for 52 years, Mr. Bardaglio was dedicated to serving his clients and their families with professionalism, integrity, and care. He was an active member of several professional associations, including the American Institute of CPAs, Connecticut Society of CPAs, and Connecticut State Board of Accountancy. He was also a member of the First Church of Christ, Congregational of Suffield, Springfield Yacht and Canoe Club, and Hartford Canoe Club.
An avid Red Sox fan, George loved to ski, sail, and fish. More than anything, he enjoyed spending time with his children and grandchildren, sharing his enthusiasm for all these activities. George is survived by three sons and their wives, Peter and Wrexie Bardaglio of Trumansburg NY, George Bardaglio and Wendy Ault of Wayne ME, David Bardaglio and Ellen Wollensack of Burlington VT, two stepdaughters Wendy Ricker of Madison, CT and Amy Bellone of Manchester CT, his sister Irene Demetriou of Scottsdale AZ, and seven grandchildren. He was preceded in death by his son Robert and wife Ruth.
Although George rarely mentioned it, his sons were fond of noting that he risked his life in 1942 rescuing a husband and wife from drowning after they broke through the ice on a Torrington pond. During the rescue, he himself broke through the ice four times. As the local newspaper reported, “Bardaglio succeeded in getting back on the ice each time and heroically persisted in continuing his efforts until the couple were saved.” The Torrington Boy Scout Drum and Bugle Corps recognized his heroism with a dinner in his honor, presenting him with an engraved plaque that became a treasured family memento.
The founder and senior partner of the Windsor Locks accounting firm Bardaglio, Hart & Shuman for 52 years, Mr. Bardaglio was dedicated to serving his clients and their families with professionalism, integrity, and care. He was an active member of several professional associations, including the American Institute of CPAs, Connecticut Society of CPAs, and Connecticut State Board of Accountancy. He was also a member of the First Church of Christ, Congregational of Suffield, Springfield Yacht and Canoe Club, and Hartford Canoe Club.
An avid Red Sox fan, George loved to ski, sail, and fish. More than anything, he enjoyed spending time with his children and grandchildren, sharing his enthusiasm for all these activities. George is survived by three sons and their wives, Peter and Wrexie Bardaglio of Trumansburg NY, George Bardaglio and Wendy Ault of Wayne ME, David Bardaglio and Ellen Wollensack of Burlington VT, two stepdaughters Wendy Ricker of Madison, CT and Amy Bellone of Manchester CT, his sister Irene Demetriou of Scottsdale AZ, and seven grandchildren. He was preceded in death by his son Robert and wife Ruth.
Foto by Leonora
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