mercoledì 2 marzo 2011

La corte dei miracoli


Ci sono i cantanti, i cantautori e i poeti. Franco Battiato appartiene a quest'ultimi, come Fossati De Andrè, Guccini... Ascolto spesso musica mentre scrivo, anche se non mi dispiace l'assoluto silenzio, eco perfetta di ciò che sento nella testa quando le parole sono come scintille e si mettono in fila, una ad una, per imperscrutabile mistero.

Ieri sono andato al funerale di Ermelinda, che ho conosciuto tanti anni fa, in quella corte lombarda dei miracoli ch'era la casa di Isabella. Nell'ampia cucina, quasi ogni santa sera, si radunava una composita compagnia, composta dalle amiche di sua madre, Adele, una vera Anfitrione, capace di tenere in piedi mezzo paese, trasformando ogni serata in commedia. Io venivo da una famiglia assai più riservata e quella socialità frizzante, quel teatro a metà tra i Legnanesi e Moliere, mi piaceva. Anni dopo, leggendo i libri di Isaac B. Singer ho trovato qualcosa di simile, nei racconti alla corte di suo padre. In quella di Adele c'era però più leggerezza, più allegria. Quel tempo s'è esaurito in maniera repentina e non esiste più: ne conservo una memoria pallida, nulla a che vedere con il colore e il calore che si sprigionava dalle chiacchiere, dai frizzi e lazzi, di quelle donne semplici eppure straordinarie, forse un poco petulanti, ma capaci anche di gesti generosi, di bontà inaspettate. Ermelinda era una presenza costante, la sua era una parte da protagonista. Ricordo le risate fino alle lacrime anche quando raccontava episodi drammatici, come quando i ladri le erano entrati in casa o, poche settimane dopo, si era trovata nel bel mezzo di una rapina, in un magazzino dove vendevano tappeti pregiati e l'avevano buttata a terra, costringendola a restare a faccia in giù, mentre lei continuava a chiamare: "Ugo! Ugo!", il marito.

Ugo c'era anche ieri e mi ha commosso fino al midollo, perché mai in vita mia ho conosciuto un marito tanto devoto, tanto amorevole. Tutte le donne del mondo, ho pensato, dovrebbero avere la fortuna di avere un uomo così, pacato, distinto, elegante e innamorato per oltre cinquant'anni della sua sposa. Se scrivo tutto questo è perché Ermelinda non merita di essere dimenticata. A volte mi faceva scuotere il capo, per qualche chiacchiera di troppo che le sfuggiva, ma nella sua semplicità, con l'esempio, mi ha insegnato una lezione che ai colti è quasi sempre preclusa, cioè che il perdono è sempre possibile e che la vita è troppo breve per vivere nel cruccio, con al collo un giogo che rende tutto difficile e pesa.


Foto by Leonora

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