martedì 11 ottobre 2011

Il primo passo (e poi un altro e un altro e un altro...)

Non credo ai disegni misteriosi del destino, ma il destino non ha bisogno che noi crediamo ai suoi disegni misteriosi per renderli presenti, vivi.
E ho imparato che il caso spesso ci fa incontrare persone che restano per sempre nella nostra vita o che ci accompagnano semplicemente per un tratto di strada, tenendoci per mano o anche solo camminando al nostro fianco.
Tra le molte benedizioni che la vita mi ha concesso, c'è quella di aver sempre incontrato persone che mi hanno voluto bene, nei fatti e non limitandosi alle parole.
Molte di loro le ritrovo spesso, altre solo di tanto in tanto, ma in entrambi i casi non occorre che un istante per ricreare quella sintonia che aveva reso e rende tuttora il legame speciale, a suo modo unico. So che ci sono ed è moltissimo. Spero che loro pensino così di me, consapevoli che possono contarci anche quando sembro lontano.
Quasi sempre mi sento in colpa proprio per questo, per non avere una vicinanza palese, costante, continua, che eviti loro di doversi fidare pur se ho ridotto le tracce a impronte di dinosauro. Eppure in mille circostanze, tutti i giorni direi, mi vengono in mente, penso loro e mi riprometto che proprio perché non le sento o non le vedo da parecchio tornerò a mandare un segnale, farò una sorpresa, facendomi vivo, spuntanto pur nudo di tutte le mie colpe, le mie mancanze, senza stare a spiegare troppo, preferendo esserci di nuovo e riallacciare il filo che sembra interrotto.
Discorsi in generale, che hanno però volti precisi a cui penso. Sono quelli di Marco e di Sonia, della mia ex collega Chiara, di Caterina, di Mauro. Di molti altri. E penso a chi invece, di recente, ho incontrato di nuovo, scoprendo che il senso di colpa era medesimo, reciproco, e che rivedersi pur se per pochi minuti, per un caffé al bar o per due chiacchiere in mezzo alla strada, portava in sé il seme dell'amico ritrovato. Mi è capitato con Marianna, ad esempio, ma anche con David, che merita una citazione particolare, perché resta per me stella polare, un esempio, un modello di riferimento, mostrandomi quasi sempre cosa significhi essere amico: fare il primo passo, avvicinarsi sempre, di nuovo, cercarsi senza spuntare il conto dei "spetta a lui", "ora basta, sono sempre io a cercarlo". In questo assomiglia molto a Isabella, un'altra persona da cui imparo molto.

Foto by Leonora

2 commenti:

Davidone ha detto...

… E daje con sta stella polare!
Alla prossima pizza me lo declini un po’ questo concetto. Magari invitiamo Margherita Hack

Anonimo ha detto...

Il senso dell'amicizia è proprio come lo hai descritto tu. L'amicizia, quella vera, resiste al tempo senza se e seza ma. A volte la pigrizia, gli impegni e altre mille cose hanno il sopravvento su i nostri pensieri e desideri, l'amico però, sa aspettare....