Foto by Leonora |
Grazia da ieri l'altro non è più qui, non su questa terra almeno, non il suo spirito. Un tumore l'ha piegata in un battibaleno, senza guardarla in faccia o considerare che era ancora giovane, troppo giovane per andarsene davvero. Isabella, che ha parlato proprio con Matteo, mi ha detto che è stato tutto assai repentino, all'inizio di primavera, durante una passeggiata lungo un sentiero a mezza costa sul mare. Prima il fiato corto, poi qualche colpo di tosse, la visita, le radiografie, la sentenza inappellabile, tremenda, una botta da stendere un toro. Grazia non ha fatto scene, ha pianto il suo dolore disperato, mantenendo - mi giurano coloro che le hanno fatto visita fino all'ultimo - quel sorriso con cui io la ricordo ora e continuerò a pensare a lei, in futuro.
Al marito, invece, a Gianpaolo, e ai figli, non oso aggiungere nulla, se non restarmene qua, in silenzio, rileggendo ciò che sempre un anno fa, cinque giorni dopo aver scritto il post in cui la citavo, scrivevo: la morte come dono. E' poco, è nulla, probabilmente leggerlo qui, ora, dà fastidio, eppure non conosco altro modo per vedere un po' di luce in mezzo a tanto buio.
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