Foto by Leonora |
Apprezzo ogni risposta e ancor più quando ribattono: e tu? Mi costringono per riflesso a guardarmi addosso, facendo sintesi dei sentimenti, obbligandomi a definirli e soppesarli, sapendo che pur numerosi che siano ce ne sarà uno più intenso, definibile con una tinta e al massimo l'aggiunta di una sfumatura.
"Oggi mi sento blu". "Oggi blu tendente all'azzurro". "Nero". "Grigio". "Arancione". "Rosso tenue". "Giallo". "Porpora". Qualcuno azzarda anche "indaco", costringendomi a chiudere gli occhi per recuperare nel pantone della memoria che diavolo di colore è, l'indaco.
Un arcobaleno delle emozioni che delinea il quadro, senza entrare nei dettagli.
Stasera ad esempio credo che Giacomo sia nero pece, perché si è infortunato ancora alla caviglia e lo vedo abbattuto e in quella mortificazione non so dargli leggerezza, per dirgli quella che poi è la verità, cioè che ha diciott'anni e di caviglie ne potrebbe slogare a dozzine, forse, per non parlare di infortuni più gravi, ma per quanto nero possa vedere è sempre azzurro il cielo del suo orizzonte e potrà superare tutto se troverà la forza dentro di sé, non perdendo la positività, la voglia di riscatto, il desiderio di sorridere.
Da parte mia metto nel raccoglitore delle esperienze l'altalena dell'esser passati dalla gioia di vederlo segnare, all'ultimo secondo, sette giorni fa, allo sconforto del trovarmelo sdraiato sul divano adesso, con la caviglia ridotta a zampone e viola. Come il mio umore.
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