sabato 6 luglio 2019

Meno Social (La rivoluzione esaurita)




Il primo segnale, la prima increspatura, c'è stata un anno fa, ma era troppo lieve, troppo sottile per darvi peso e lasciare traccia.
Lo riconosco ora, che il solco s'è fatto più profondo e quella vertigine iniziale per i social s'è trasformata via via in distanza, circospezione, freddezza.
Lo scrivo qua poiché, dodici anni fa, questo stesso blog era stato diario di un'infatuazione storica, di una scoperta dirompente, di un nuovo modo di relazionarsi con gli altri e di scoprire il mondo, grazie a opportunità soltanto immaginate prima.
I social network sono stati una vera rivoluzione pacifica e sono fiero di averla vissuta non passivamente, bensì da protagonista, cogliendo le novità che di volta in volta si affacciavano dapprima sullo schermo dei computer, poi sui tablet, infini sui telefonini, che hanno permesso un accesso continuo ed immediato, quasi fossero una protesi, un'estensione delle mani, della mente, della parola.
Twitter, Facebook, Instagram... Sono stato tra i primi ad usarli, a viverli, sarebbe meglio scrivere, e Facebook e Instagram li utilizzo tuttora, ma - giusto riconoscerlo - molto più distaccato, molto più disincantato, molto più spettatore e meno protagonista.
Credo sia una circostanza personale, ma pure una tendenza diffusa, un cambiamento che non porterà a una cancellazione di questo tipo di strumenti, ma a una derubricazione d'interessa, a uno dei molti "attori" sulla scena e non più a incontrastato protagonista.
Vale per la mia generazione e ancor più per quelle che la seguono, specialmente per i ragazzi e le ragazze che con i social convivono dalla loro nascita e per i quali la "sbornia" passa anche prima.
Considerando che non siamo i primi ad essere scesi dalla pianta e la storia è maestra di vita, per convincermi faccio l'esempio della televisione. Mio padre l'ha "scoperta" nella sua maturità ed in casa nostra è diventata presto un totem, occupando tutti i momenti lasciati liberi dal lavoro o dallo svago in compagnia. Il televisore era sempre acceso, anche durante il pranzo e la cena e ce n'era uno in cucina, uno in salone, uno in ogni camera da letto. E non solo c'erano i televisori ed erano accesi, bensì catturavano l'attenzione, si guardavano ovunque, e il suono che più ricordo della mia infanzia è stato: "Shhhhh", a indicare silenzio, per fare sentire ciò che si diceva in televisione, per non fare perdere una parola.
Sono cresciuto così, felice e senza trauma apparente, imparando un sacco di cose, non ultimo il lavoro che attualmente faccio e che mi fa alzare contento ogni mattina. Di contro, attualmente a casa mia il televisore resta a lungo spento, non è mai acceso quando si mangia ed è tornato "a misura d'uomo", quasi che io a differenza di mio padre sia stato vaccinato e diventato autoimmune, evitando l'esagerazione di una stortura.
Sono convinto - un'intuizione, senza prova scientifica alcuna - che  lo stesso accadrà con i social. Lo sforzo che faccio è provare ad immaginare cosa grazie è cambiato per sempre e cosa invece è mutato ma non nella sua essenza e passato il bagliore della rivoluzione torneremo a vederlo ed apprezzarlo nella giusta luce, ritrovando un equilibrio che come tutti gli innamorati abbiamo perso, ma alla fine sempre torna.

P.S. Il tema dei social network e della loro evoluzione chiama in causa ciò che reputo adesso, ma pure come la pensavo prima. Qui l'elenco incompleto di qualche post in cui ne ho parlato, in passato.
Ad esempio c'è stato un Giorgio a.F. (avanti Facebook), oppure sulla Generazione Social Network, oppure su Twitter, che è stato il primo che ho "abbandonato", mentre allora mi pareva tanta roba.

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