Questione di generazione, di necessità, di carattere...
Il tempo della vacanza lo hai sempre speso tra le mura domestiche e il giardino, nella casa in cui hai dimora tuttora, costruita mattone su mattone insieme con tuo marito e che per quindici anni è stata l'unico obiettivo. Un sacrificio enorme, ripagato da un altrettanto gigantesco compenso: aver sempre vissuto nel posto desiderato, dove volevi stare, meglio di qualsiasi residence, appartamento, albergo.
Ho preso da te la pigrizia dello spostamento, la mancanza di entusiasmo per ogni partenza, il desiderio dopo breve tempo di tornare al proprio nido, forse perché abitiamo in un bel posto, forse perché sono i nostri geni poco propensi ad esplorare il mondo.
È parlando con Giorgia, in questi giorni, che mi sono reso conto di quanto potente sia questa ritrosia "ereditaria", che intacca le generazioni che seguono, ma che proprio grazie a loro, ai tuoi nipoti, può essere compresa, accettata, smussata, comprendendo che la vita è anche fatta d'altro e che non è un caso se poi i momenti belli, memorabili, sono quelli in cui si fa come oggi, prendendo e andandosene, vivendo un'esperienza insolita, godendo un tempo che è uno squarcio alla normalità, al blando e rassicurante ripetersi del giorno dopo giorno, sempre identico a se stesso.
E siccome a Giorgia (e a me stesso e a Isabella) voglio dimostrare che non è mai tardi per cambiare e che migliorare è sempre possibile, basta volerlo, dopo cinquanta e passi anni di esistenza ammetto di sentirmi mutato anch'io, di considerare sotto una luce nuova la vacanza, la gita, il viaggio.
Vorrei che davvero la gita, il viaggio, la vacanza diventassero ciò che più di ogni altra cosa sono: un'occasione. Il pretesto, la scusa, lo spunto per vivere esperienze d'insieme o in solitaria, rompendo la monotonia delle pagine che scorrono e rendendole vive, scrivendo in ognuna di esse un paragrafo, un capitolo.
P.S. Oggi siamo andati a trovare Roberta e Loris, in baita, sopra Pianello, sul lago di Como, presentandoci a sorpresa e organizzando una grigliata veloce quanto squisita, anche con Giorgia, Laura, Roberto. Più di una volta, mentre percorrevamo la strada costiera, senza farmi notare, ho sorriso, perché non hai smesso di parlare e non c'era frazione, grumo di case o anfratto di cui tu non conservi memoria, per qualcosa che nei tuoi ottant'anni di vita hai fatto o saputo.
Lì vi siete fermati con papà a mangiare le alborelle tornando dalla Valtellina quell'anno, qua il risotto con il persico per il compleanno di uno zio, qui avevano la villa accanto a quella di Adenauer i parenti di tua nonna paterna, là andavano in villeggiatura i cugini ricchi, su c'è un crotto che gestiva quel tale, giù sei andata l'anno scorso col battello...
Di vacanze ne hai fatte pochissime o punto, è vero, però mi sono reso conto che non hai smesso di "viaggiare", di interessarti e di toccare con mano ciò che di bello e buono esiste fuori dal tuo cancello.
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