Ma è in esse - nel percorrerle, nel sentirne la consistenza sotto i piedi, nell’irrobustire le gambe, nel gustarne i panorami - la bellezza del diventare adulti.
Ti vorrei portare sempre sulle spalle, sgombrare la via dagli ostacoli, impedire inciampi, buche, pozzanghere, se lo facessi però ti ruberei la soddisfazione che provi ogni volta che cadi e ti rialzi, l’auto stima che rafforzi a salita conclusa, ad ogni tuffo in mare che compi.
Ti ascolto a notte fonda, mentre nella tua stanza ripeti la lezione, ripenso a quante volte ho confuso l’arrivo con ciò che importa veramente: poniamo una meta, scordando che essa è soltanto un pretesto, la scusa per metterci in cammino, quel che conta invece è “il fiume che scorre”, l’esperienza del viaggiare.
Forse per questo non sono mai troppo attento ai voti, alle pagelle, ai giudizi delle commissioni, tuoi e dei tuoi fratelli.
E ora che vi osservo diventare grandi non ho timore di distanze, né paura di perdervi, soltanto il gusto di ritrovarvi.
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