Questo tempo ne pretende molti e ancora più ne pretenderà, nei mesi che verranno, per ricucire la distanza tra mondi, tra gruppi di persone, tra generazioni costrette in cattività, a stare unite forzatamente durante la pandemia e che al "liberi tutti" potrebbero disperdersi come un'esplosione, con l'energia dei tori scappati dalla gabbia.
Le differenze di stato, di condizione, di possibilità, appianate ed appiattite ora, torneranno impetuose, cessato il pensiero unico del salvare la pelle dal virus, comportando sì una vitalità positiva, una ripartenza fulminante, ma anche il rischio di altre scollature, di distanze come voragini, tra chi ha accumulato denaro, bisogni, aspettative, e chi invece è rimasto piegato o soltanto indietro, senza più forza o volontà di balzare sul treno in corsa.
Non è una profezia e neppure una certezza, che in fatto di previsioni ne azzecco meno degli oroscopi sulla Settimana Enigmistica.
Piuttosto è una sensazione, un campanello che trilla, ieri l'altro debole, oggi meno flebile, più intenso ogni giorno che passa avvicinandosi al termine dell'emergenza.
Leggo, mi pare di leggere, uno strappo, e vorrei con la stessa premura scovare l'ago e il filo che rammenda.
Lo trovo, mi pare di trovarlo, nel guardaroba dell'esperienza, nel cassetto con la targhetta: "Ascolta".
Ascoltare le esigenze, i desideri, i sentimenti, le paure degli altri, dell'altro, è esercizio che impegna orecchie e insieme stomaco, cuore, testa.
Ascoltare è atto di partenza (mettersi in ascolto) e punto di arrivo, presa d'atto, disposizione a cambiare l'opinione, la posizione propria.
Occorre coraggio, costa fatica.
Pure nelle piccole cose, come adesso, seduto sul divano, con te accanto, Giorgia, mentre sentiamo le canzoni di Sanremo e a me sembrano dire niente, mentre a te "parlano", hanno significati che vanno oltre il testo e la musica.
Dare tutto per scontato, mettere etichette sbrigative, avere la puzza sotto il naso e giudicare ogni cosa banale, già vista, inadeguata, brutta o superficiale non qualifica l'oggetto osservato, bensì colui che vede tutto in negativo, è incapace di cogliere le differenze, non riesce più a sorprendersi per nulla.
Io non voglio essere così, non voglio spegnermi, lasciandoti su quel divano e nella vita sola.
P.S. Al massimo voglio addormentarmi, essendo da un pezzo passata della notte l'una.
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