Si dice sarete il mio sostegno.
Non è vero. Io sto in piedi da me e da me voglio continuare a restarci, neppure troppo a lungo, andandomene un secondo prima dell’istante in cui dirò o sarò tentato di pensare: “Ai miei tempi sì che…”.
Piuttosto, voi siete spunto di partenza, trampolino, gancio in mezzo al cielo: andando avanti costringete me ad inseguirvi, a non sedermi, a restare aggiornato, cura naturale al decadimento, ch’è ineluttabile, insito nella condizione umana, non può essere evitato.
Affrontato con dignità però sì, invecchiando bene, senza tasso di acidità elevato.
Non è questione di figli, che quelli si hanno o non si hanno e a volte pure chi li ha è come non li avesse, tanto procede nella vita ripiegato su stesso, tronfio delle proprie certezze, incapace di mettersi in discussione, su tutto.
È questione di giovani, di stare loro accanto, di avere la possibilità di frequentarli in qualche modo, nelle famiglie allargate, come vicini di casa, sul lavoro…
P.S. Una nota speciale a margine la voglio mettere collegandomi all’inizio. Sulla bella parola “sostegno”. Sulla grandezza di uno Stato e di una scuola, spesso criticata, con cognizione di causa, da me per primo, che anni fa ha però deciso di introdurre la figura dell’insegnante “di sostegno”.
Certo, l'istituzione dovrebbe fare di più, non limitarsi alla forma, fornire più risorse, liberare dall’assurda burocrazia, dare compimento concreto a un’enunciazione di principio.
Però il poterlo fare meglio, il doverci credere di più, non deve sminuire il valore dell’inclusività, la promozione della diversità, il tentativo di eliminare o almeno attenuare le conseguenze della sfortuna o del destino o del caso o come si vuole chiamarlo, dando appunto supporto, sostegno.
Proprio per questo, per la bontà del proposito e per la fatica nel renderlo concreto, sono ancora più grato a chi l’insegnante di sostegno lo fa, a cominciare dalle molte persone che conosco, di cui sono parente, conoscente o amico: medaglie d’oro di una corsa ad ostacoli altrui, esse occupano - per quel poco o nulla che conta la mia considerazione - il gradino del podio più alto.
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