Oggi niente discorsi, ricordi, rimorsi. Solo un pensiero su questo fiato corto che abbiamo, che ho, aspettando ogni sera il mattino e il mattino che sia sera, per tornare a casa e sbarrare la casella su un altro giorno passato indenne, da sopravvissuto. Non costruiamo più cattedrali perché ce ne manca il tempo, perché viviamo nell'era del cotto e mangiato, del piatto pronto, possibilmente al microonde, che non devo neanche sporcare pentole e fornello. Abbiamo scordato, ho scordato che il passo dopo passo non è fine a se stesso, ma strumento per raggiungere la meta, il traguardo, un obiettivo altro, alto. Ora neanche lo fissiamo, lo fisso. Preferisco ignorarlo, confidando che il quadro verrà da sé, colpo di pennello dopo colpo di pennello, senza idea né canovaccio. Chi sarò nel 2020, chi voglio essere? Non ci bado, confondendo la saggezza della vita accolta e accettata come dono con la stoltezza di colui che mette in naftalina la testa, arrabattandosi con le briciole del pane quotidiano. Abbondiamo di tattica, è la strategia che fa difetto. L'occhio vigile e il microscopio puntato sul dettaglio, ci consegnano ciechi quando si tratta di mettere a fuoco il generale (che in greco, inteso come il capo dell'esercito, guarda caso è lo "strateghòs").
Non è una riflessione che ho fatto per caso. L'ho pensato oggi, terminata una riunione di lavoro, in cui si parlava tra l'altro di futuro. Mi ronzano in testa concetti letti chissà dove, chissà quando. Una potrebbe essere questa: "Alla fine vincerà chi ora sta ragionando sul lungo periodo, al mondo tra dieci anni almeno". Vorrei finire questo post come quello che ho scritto cinque giorni fa: "Io mi sto preparando, è questa la novità".
P.S. Domani parlerò anche di questo con gli amici del ComoBlog, nella cena conviviale organizzata al birrificio.
Foto by Leonora
3 commenti:
Un passaggio, veloce, fugace per un saluto e leggendo il tuo post mi è venuta in mente una poesia:
"..Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità".
Ciao Giorgio!
Frenz
assolutamente perfetto....
Vivo anch'io il presente, principalmente. Non vedo questo necessariamente come un limite, forse più un'esigenza imposta dai tempi, a cui mi adeguo.
Credo sia un atteggiamento della nostra generazione.
Rispetto alla mia ripresa del percorso universitario, per esempio, l'unica è mia madre che ha bisogno di sapere cosa sto seminando e per quali frutti: io fatico a vedere la meta e l'opportunità...
ps. sempre molto interessanti le tue riflessioni.
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