Indignados no, un po' incavolatos sì.
Con tutti. Con molti diciamo.
"Incavolados" con la borsa o la vita di Wall Street, perché la borsa è la loro ma la vita è la mia. E come sanno benissimo i più lungimiranti tra gli straricchissimi, quando la forbice tra chi ha troppo e chi ha nulla diventa tanto ampia da tagliare in due un paese, non vive peggio soltanto colui che non ha pane ma pure quello che ha anche il salame, però deve vivere assediato, nel terrore della violenza, della ribellione.
"Incavolados" con i politici che tirano in lungo l'agonia di un governo soltanto per mangiarsi un'altra fetta di torta e spuntare la pensione da parlamentare. Il tutto con un mercato delle vacche che definirlo così è offensivo, ma per le vacche. Ieri, per non farsi mancare nulla e soprattutto una manciata di voti, hanno nominato altri due vice ministri, uno dei quali dovremmo tirarlo in segno di protesta: Polidori. Intanto Roma non brucia, ma è cotta bene.
"Incavolados" con chi usa a sproposito le parole, con chi le usa troppo e male, aumentando il chiasso e la confusione. Perché anche quello è un trucco: fare baccano, creare un frastuono tale che risulta impossibile farsi capire, far sentire agli altri la propria voce e ascoltare quella altrui. Un brusio di fondo a immagine e somiglianza del modo migliore di nascondere le cose: gettarle dove non c'è logica, soltanto confusione.
E' per questo che mi fermo qui, che oggi scelgo il silenzio per dire ciò che mi sta più a cuore.
Si può essere "incavolados" anche senza urlare.
Foto by Leonora
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