martedì 22 novembre 2011

Liberiamo la tigre (storie di quotidiana determinazione)

Io, cinque anni, discesa della Napoleona, in macchina, guida mio zio, qualcuno si rivolge a me e passando di fronte a una grande fabbrica dice: "Lì lavora tuo padre. E tu? Tu cosa vuoi fare da grande?". Ci penso, dico: "Lo scienziato!". Risata generale, ci rimango male.
Non ho fatto lo scienziato, non lo potrei mai fare. Se però ho un seme di ambizione, sono certo ch'è stato piantato lì, allora, in quel preciso istante in cui tutti ridevano e avrei voluto essere già grande.
Camminando a ritroso sono molti i momenti di svolta che potrei elencare, ogni volta un bivio, una scelta da fare. Uno degli incroci decisivi è stato quattro anni fa, quando volevo cambiare lavoro e mi sono messo in testa che l'unico modo era rimboccarmi le maniche, mettermi a studiare, far funzionare il cervello con un obiettivo: migliorare. E' stato allora che ho aperto questo blog, con la disinvoltura di un orso sui pedali, promettendo a me stesso che avrei tenuto duro, che anche se ero imbranato ce la potevo fare e che se cascavo mi sarei dovuto comunque rialzare.
Lo scrivo oggi, ricordando che ogni conquista è sempre figlia di una delusione, che nessun salto in avanti sarebbe possibile senza i passi indietro che nella vita capita sempre di fare. Sta a noi decidere, se lasciarci cadere le braccia e maledire tutto e tutti oppure se stringere i denti e utilizzare lo spazio che si è creato per una ricorsa, per un ricominciare.

P.S. Dedicato ai cinquantenni che hanno perso il posto di lavoro, ma anche ai trentenni che non l'hanno ancora trovato e ai quarantenni come me, che oggi sono fortunati ma domani chissà: meglio essere preparati.

Foto by Leonora

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie, mi ha fatto bene leggere questo post.

cafecaracas ha detto...

Grande Giorgio:uno di noi.

Conte di Montenegro ha detto...

Bello!!!