Foto by Leonora |
La canzone è partita all'improvviso, mentre scorrevo distrattamente Facebook. "How deep is your love" dei Bee Gees. In un istante la stanza attorno è scomparsa e la penombra era quella della soffitta della casa di Michele, in seconda media, il gioco della bottiglia, il ballo con la scopa, le chiacchiere delle femmine in un angolo, noi maschi in quello opposto, il giradischi al centro, la colonna sonora della Febbre del sabato sera ed era sabato sì, ma pomeriggio.
Di quella prima festa ricordo lo stupore, la sorpresa: ingenuo già allora, ero stato invitato ma credevo si giocasse a calcio, non mi aspettavo quell'intimità languida, con la percezione netta che si aprisse all'improvviso un mondo. Ballai "How deep is your love" e altri lenti con una mezza dozzina di compagne, tenni la scopa per un tempo che mi parve congruo, poi ci riunimmo in cerchio, toccò il mio turno di fare girare su se stessa la bottiglia che si fermò puntando Rossella e la baciai in modo casto, sfiorandole le labbra appena, ma con un'emozione che dura tuttora, se ci penso.
La seconda media è passata e la terza, università, liceo, amici, ragazze, posti di lavoro...
Sono trascorse le stagioni, come pietre che rotolano, e credo restino vere per me e per l'intera mia generazione le parole che l'altro giorno ho scritto a Cristina, in occasione del suo compleanno: "Gli anni hanno aggiunto molto senza togliere nulla di buono e so cosa significa il tempo che passa, come un fiume, tracciando solchi e anse ben più profondi dei segni sul viso, ma al tempo stesso, proprio come un fiume, rendendo fecondo e vivo tutto attorno".
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