Foto by Leonora |
Oggi ho una premura, uno scrupolo: chiedere scusa alle tante persone che considero amiche o con cui ho avuto e ritengo tuttora di avere un rapporto intimo, cioè tutti coloro che quando li incontro non mi accontento di un saluto, ma idealmente li accoglierei con un abbraccio. Vorrei esser da loro perdonato per la mia "assenza", per la concentrazione che metto in queste settimane nel lavoro, trovando tempo poco o zero per coltivare i rapporti, per dare seguito con i fatti alle tante parole che si dicono. E' un periodo così, come ne sono capitati altri e come altri ne capiteranno, in cui assolvo me stesso sostenendo che esiste una stagione per bussare alle porte altrui e una nella quale ci si deve accontentare di lasciare l'uscio aperto.
Un limite che ho, lo ammetto, è quello di non riuscire a conciliare in armonia relazioni interpersonali e lavoro o, peggio, di rimandare a data da destinarsi ciò che è importante davvero. La conferma è racchiusa in un dialogo avuto qualche giorno or sono, in una delle rare cene tutti assieme, in famiglia, mentre eravamo a tavola. Giovanni, tra un piatto di trofie e il petto di pollo, mi ha ricordato che esattamente un anno fa, per il suo compleanno, gli avevamo "regalato" un cane, ma quel cane non è mai arrivato, rimandandone la consegna da novembre a marzo, poi a maggio, giugno, agosto, settembre, per un motivo o per l'altro. E' stato in quel frangente che ho rammentato con rammarico che pure il regalo per il diciottesimo compleanno di Giacomo (assistere a una partita di calcio in Inghilterra) non si è ancora concretizzato. Era gennaio. La mazzata però è arrivata da Giorgia, che a quel punto alzando gli occhi dal piatto ha detto: "Vabbé, papà, non farci troppo caso. Due giorni fa riordinando la mia camera ho trovato un tuo biglietto con scritto: 'Auguri Giorgia!!!! Oggi è il tuo dodicesimo compleanno e il tuo regalo è... una gita a Gardaland!!!!'. Di anni ormai ne ho sedici e a Gardaland non mi hai mai portato".
P.S. Non racconterei tutto questo se quella sera, a tavola, mentre inanellavo sensi di colpa, non avessi incrociato il sorriso accondiscendente di Giacomo sommato alla risata buona e squillante di Giorgia, nel dirmelo. Intanto la settimana dopo il cane di Giovanni a casa nostra è arrivato. Si chiama Larry ed è un cucciolo.
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