Ti chiami Viktor e sei nato un giorno d’agosto che per noi italiani farà rima con “vittoria” a lungo, consegnandoci una gioia e una lezione che idealmente - proprio come il testimone nella staffetta - ti affido, qui sotto.
Quella più bella però l’hanno data a me i tuoi genitori, Milan e Dina, raccontandomi quanto e come ti hanno desiderato, cercato, voluto.
Vederti in foto, ieri, in braccio a tua madre, luminosa come il sole, dopo averti partorito, scorgere il lampo di tenerezza negli occhi di quel gigante di tuo padre, lo ammetto, mi ha commosso.
Ho pensato che davvero ha ragione Renzo Piano, l’architetto, quando dice: “Sono i giovani che salveranno la terra. I giovani sono i messaggi che mandiamo a un mondo che non vedremo mai. Non sono loro a salire sulle nostre spalle, siamo noi a salire sulle loro, per intravedere le cose che non potremo vivere”.
Quella più bella però l’hanno data a me i tuoi genitori, Milan e Dina, raccontandomi quanto e come ti hanno desiderato, cercato, voluto.
Vederti in foto, ieri, in braccio a tua madre, luminosa come il sole, dopo averti partorito, scorgere il lampo di tenerezza negli occhi di quel gigante di tuo padre, lo ammetto, mi ha commosso.
Ho pensato che davvero ha ragione Renzo Piano, l’architetto, quando dice: “Sono i giovani che salveranno la terra. I giovani sono i messaggi che mandiamo a un mondo che non vedremo mai. Non sono loro a salire sulle nostre spalle, siamo noi a salire sulle loro, per intravedere le cose che non potremo vivere”.
Le vivrai tu, allora, Viktor. E ne sono pienamente lieto, poiché io, grazie a te, ne ho viste già un pezzetto.
P.S. L’ho dichiarato all’inizio: voglio affidarti una lezione che con gli anni ho imparato, affinché il male, il dolore, la sconfitta - nei quali ogni essere umano prima o poi inciampa, sappilo - non siano mai ostacolo, bensì molla, leva, trampolino.
La dimostrazione viene dallo sport di queste settimane, con l’Italia del calcio che tre anni fa non aveva potuto partecipare ai Mondiali, ma da quella sconfitta ha messo seme e tratto forza per vincere i recenti Europei, e con la squadra di atletica, sempre italiana, che nelle Olimpiadi di cinque anni fa non aveva vinto neppure una medaglia, mentre in questi giorni, a Tokyo, di successi ha fatto il pieno, come mai nella propria storia, un vero e proprio record.
Un esempio per te ancora più fulgido viene proprio dai tuoi genitori, cresciuti sotto le bombe e in parte da profughi, conoscendo terrore, povertà, separazioni forzate, ma che da quella radice di dolore hanno tratto linfa per crescere robusti e costruirsi un futuro di benessere, soddisfazioni, di cui tu, oggi, sei il frutto più dolce, bello, unico.
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