Un leone a testa alta, l'assessore non rinneghi l'uomo
Delle mille sfaccettature che presenta la politica non ce ne appassiona che una: l’uomo, l’essere umano che occupa una poltrona, che ricopre una carica, che prende decisioni sulla base di un pensiero, ma anche di una storia, di un percorso, di una carta d’identità e persino di una faccia. Per formazione (o per deformazione) non riusciamo a distinguere le vicende amministrative da quelle personali. Prendiamo Caradonna. In passato non gli abbiamo risparmiato nulla, deplorandone la leggerezza nell’affrontare questioni cruciali, oltre alla spocchia da petto in fuori, che si attaglia più al bullo che al pubblico amministratore. Ecco perché - a parte riconoscergli che non è permaloso - da parte nostra mai una carezza, mai un buffetto, con un’unica linea guida: la sincerità. Non apparteniamo infatti alla schiera di coloro che incontrandolo per strada lo prendono a braccetto e ridono e scherzano, salvo poi svoltare l’angolo e sparlarne o pugnalarlo. Noi gli schiaffoni preferiamo prenderli e restituirli a viso aperto.Ed è con questo spirito che confessiamo un disagio, nel vederlo silente, in consiglio comunale, mentre tutti - specialmente i suoi sodali di partito - lo attaccano, lo sbeffeggiano persino. E lui niente, impassibile, di gomma, come quando è stata inscenata la pantomima delle sue dimissioni, poi trasformate in una tiepida "remissione delle deleghe". Del leone che conoscevamo nessuna traccia, mentre noi ci aspettavamo che rovesciasse il tavolo e mandasse tutti al diavolo, urlando che non aveva fatto il "lavoro sporco", mettendo faccia e reputazione in tutti questi anni, per vedersi sfilare le deleghe da Gaddi, un damerino. Ci pensi, Caradonna, prima di affrontare il voto dell’aula: se ne vada di sua iniziativa, a testa alta, dimostrando ai pavidi colleghi che è tuttora un leone e non la scialba copia di se stesso.
La Provincia, 15.10.09
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