Ti chiedo scusa. Vi chiedo scusa, anzi, a tutti e quattro, per essermi troppo spesso conformato al sentire corrente, al pensiero unico del risultato, della prestazione, del merito scolastico, dicendo a parole “Non mi importa del voto”, lasciando in realtà che quel numero, quella cifra, quella valutazione costituissero la pietra miliare, l'unità di misura, la linea di demarcazione tra bene e male, buono e cattivo, giusto e sbagliato.
Non ce l’ho con chi insegna e giudica: fa il suo lavoro.
Ce l’ho con me, che ho delegato a un parametro altrui ciò che compete a me, al genitore che sono, faticando a staccarmi dall’ambizione dell’eccellenza, spacciando il desiderio mio per bene vostro.
Piuttosto, invece, avrei dovuto valutarvi su un piano diverso, lasciando che la scuola avesse la sua dignità, la sua autonomia, la sua importanza, senza metterci becco, e istituendo a compendio una pagella per le materie che a me, come padre, interessano.
Hai usato il cellulare o la Playstation?
Sette e mezzo.
Hai visto almeno due ore di serie tv al giorno?
Sette.
Sei uscita/o almeno quattro sere a settimana e hai chiacchierato facendo le ore piccole con le amiche o gli amici?
Dieci e lode.
Hai trascorso delle ore senza fare nulla di che, semplicemente “perdendo tempo”?
Otto (se poi lo hai fatto in garage, maneggiando cacciaviti e chiavi inglesi, o tra gli scaffali colmi di libri, leggendo anche soltanto i titoli, senza sceglierne uno, o ancora nell'orto, anche soltanto a staccare dalla pianta le more o un pomodoro: un altro bel dieci, pieno).
Poiché la scuola, il lavoro, il successo, il benessere sono importanti, tanto.
Ma la vita, specialmente quella “di relazione”, nel suo insieme, lo è di più.
P.S. Nulla, naturalmente, mi importa più di voi, del vostro avvenire, e so che niente, ma proprio niente, conta più dello studio e del lavoro, così come tutto, ma proprio tutto, si ottiene facendo fatica, con il sudore della fronte, mettendoci sacrificio, tenacia, perseveranza, talento, impegno.
Queste verità, tuttavia, non necessitano di parole: spero di dimostrarvele tuttora, ogni giorno, con l’esempio.
Se ho scritto ciò che ho scritto non è per desiderio di smentire l'ovvio o il gusto di provocare, bensì poiché ho la sensazione di vivere un tempo in cui sempre più aumenta l'ansia, la sensazione di non essere all'altezza, di non riuscire a stare al passo, con l'angoscia che prende il posto della spensieratezza, della gioia, dell'entusiasmo.
Un vento che soffia violento, specialmente nelle pianure del benessere materiale, dove le incombenze per la semplice sopravvivenza non fanno inciampo ma neppure riparo.
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