domenica 28 agosto 2011

L'uomo senza ricordi (Alzheimer, demenza e dintorni)


Non lo faccio mai. Quasi mai. Rarissimamente insomma. Non metto qua ciò che scrivo sul giornale. Oggi però faccio un'eccezione, perché le edicole sono chiuse da un pezzo, perché non faccio alcuna concorrenza al quotidiano che mi dà il pane e soprattutto perché quando trovo una persona che vale credo sia giusto far sì che l'eco sia vasta, il più possibile. In questo sono simile a un cercatore di funghi: quando ne trova uno notevole, non si accontenta di coglierlo e magari farne risotto, ma non vede l'ora di mostrarlo ad amici e conoscenti. C'è un'altro motivo, però, ed è che attraverso questa persona ho scoperto, o meglio ho potuto riflettere su un argomento che spesso viene taciuto, su cui si stende un manto di silenzio o mal inteso pudore.
Bando però alle ciance. Questo è il testo pubblicato oggi su La Provincia.

Abbiamo una notizia in esclusiva. Sappiamo chi non sarà il prossimo presidente della Ca’ d’Industria: Giovanni Bigatello. Troppo esperto, troppo preparato, umile, onesto per esser scelto da politici che gira e rigira fiutano il loro tornaconto. Se Como invece fosse ancora Como, ovvero una città seria, sobria, che premia innanzi tutto la competenza, questo medico di sessantotto anni, che della Ca’ d’Industria è stato per decenni primario, per la presidenza sarebbe perfetto. "Una brava persona", "Sempre pacato, mai una volta in tanti anni che abbia urlato o litigato con qualcuno", "Non potrei che parlarne bene". Sono alcuni giudizi di dipendenti e di familiari di anziani ricoverati nella casa di riposo. Noi, fino a una settimana fa, non lo conoscevamo. Con lui abbiamo scambiato poche parole al telefono. Nulla di che, semmai l’impressione di un uomo calmo, buono, sereno. Poi una persona che gli vuole bene ci ha fatto avere un suo libro. Si intitola “La sottoveste sopra la gonna - Storie di Alzheimer narrate da un medico” (edizioni Marna) e leggerlo è stato una scossa e insieme un sollievo. Un sollievo perché esistono dottori capaci di dire le cose senza retorica, in modo schietto eppure delicato, a dimostrazione che il prendersi cura comincia chiamando le cose con il loro nome. Una scossa perché ci ha catapultato nel dramma di migliaia di famiglie, anche comasche, che hanno un congiunto affetto da demenza senile. "Attorno a queste persone - scrive Bigatello - o viene innalzato un muro di isolamento o viene costruito un alone di zuccherosa benevolenza, di retorica consolatrice. Si tende all’oleografia, per evitare volutamente di vedere la tragedia di una famiglia stravolta. Non hai più lavoro, orari, tempo da dedicare a te stesso. La malattia del congiunto ti penetra nelle ossa fino a far diventare malato anche te. E poi la vergogna. La signora Tale non ha più il coraggio di invitare le amiche perché prova vergogna a esibire lo sfacelo del marito; il signor Talaltro non se la sente di uscire di casa con la moglie, perché “Chissà cosa direbbe la gente a vederla così”. E infine la signora Tizia che, dopo una struggente battaglia contro se stessa, si è rassegnata a ricoverare in casa di riposo la madre e, alla vergogna, aggiunge il senso di colpa per quello che la maggior parte della gente dabbene considera ancora un abbandono, se non un tradimento". Mentre leggevamo queste righe pensavamo a tante persone che conosciamo, che hanno la mamma, il nonno, il marito malato e ci siamo resi conto che noi, per primi, li abbiamo lasciati soli. Un tradimento è stato il nostro. Di peggio potrebbe esserci soltanto la superficialità dei politici, se sceglieranno il prossimo consiglio di Ca’ d’Industria secondo logiche di amicizia e convenienza, invece che badando al merito.

Ora, al di là della Ca' d'Industria (per chi non è di Como, si tratta della casa di riposo più importante della città), al di là dei risvolti politici e amministrativi (i vertici della Ca' d'Industria devono essere rinnovati, dopo che il consiglio in carica è finito al centro di polemiche e di un paio di indagini della procura per l'appalto esterno del servizio mensa e altri episodi dai contorni tuttora oscuri) e al di là del personaggio (il dottor Bigatello, una sorta di James Herriot, piacevole quanto utile da leggere: il suo libro lo consiglio proprio) l'argomento della vecchiaia e ancor più quello di una vecchiaia senza ricordi è terribile e affascinante insieme.
Vorrei aggiungere altro. Forse lo farò, nei prossimi giorni. Per adesso mi limito al sasso nello stagno, premessa morbida al pugno nello stomaco che per molte famiglie è il contatto quotidiano con una persona affetta da demenza senile.

Foto by Leonora

1 commento:

cafecaracas ha detto...

Spesso si dimentica che la vecchiaia( se tutto va come deve andare)è una componente della vita e riuscirla a viverla bene è un grandissimo regalo.Ma purtroppo, come dici ci sono situazioni tristi e dolorose;che almeno ci siano strutture e associazione che possano dare un po' di sollievo a queste persone.