martedì 6 novembre 2007

Capitani coraggiosi



Oggi è morto Enzo Biagi e se ne va, insieme con lui, un mondo.


Ho letto quasi tutti i suoi libri, considerandolo un maestro e apprezzandone sempre le frasi asciutte, lo stile anglosassone, la passione per le storie, più che per la Storia, e il senso dell'ironia.
Mi ha fatto piacere ascoltare, quest'oggi, il ricordo di Emilio Fede, che in teoria avrebbe dovuto essere di Biagi l'esatto opposto e invece il medesimo giornalista emiliano aveva voluto sul palco, in occasione dell'ottantesimo compleanno, considerandolo uno degli otto testimoni della sua lunga carriera professionale. E' stato lo stesso Fede a ricordare come fu Biagi a farlo assumere al Tg1, chiamando al telefono l'allora presidente Bernabei e minacciando, se non lo avesse fatto all'istante, di dimettersi dalla direzione del notiziario nazionale.
Non ha mai avuto timore di dimettersi, Enzo Biagi, di lasciare la strada certa per quella stretta, impervia, magari in salita. In un tempo qual è l'attuale, in cui - io per primo - prima di lasciare un pur misero seggiolino ci si pensa e ripensa, aggrappandosi fino allo stremo persino, fosse solo per il coraggio dimostrato in tanti anni, in molte circostanze, Enzo Biagi merita stima, rispetto.

Quando poi, nel discuter tra amici, qualcuno obiettava che nei suoi articoli abbondavano le ripetizioni, nel senso che leggevi pensieri già usati dallo stesso Biagi in passato, non potevo controbattere che non fosse vero, ma aggiungevo che mai una volta - e sottolineo: mai una volta - m'è capitato di leggere qualcosa di Biagi senza trovarvi una scintilla di originalità, di nuovo, di vero.
Ho ammirato e imparato da Biagi, pur se mi rendo conto di aver perso il periodo più fecondo del suo mestiere di cronista, quello in cui i ricordi pesavano meno delle aspettative di vita.


Ecco perché, nel tentativo di emularlo, mi rendo conto di aver dato ampio spazio, forse troppo, alla passione memorialista.
Peccato che, come dicevo stamane ad un amico, lui di aggrapparsi ai ricordi aveva diritto, poiché era Biagi, aveva girato il mondo e puntava ai novant'anni, mentre io sono arrivato da poco ai quaranta e del pianeta, al massimo, ho bazzicato il quadrilatero Como, Grandate, Lurate, Montano Lucino.
Ecco perché, morto Enzo Biagi, non se ne fa un altro.

2 commenti:

valentina orsucci ha detto...

non so sai, ho letto vari post sulla morte di biagi e non sono riuscita a commentarne nessuno.
il tuo mi commuove ancora di più. Non che riesca a commentarlo (nota l'abilità del commento senza dire nulla se non che non riesco a dire nulla).... è solo che volevo farti sentire il silenzio, e posso farlo solo attraverso parole vuote.
no, non se ne fa un altro, ma possiamo tenercelo dentro.

Giovanna Alborino ha detto...

saputa la notizia mi e' venuto un groppo in gola...lo ammiravo