Si fa presto a dire "fiducia".
Innanzi tutto, come scrivevo ieri, la concessione di fiducia è soggettiva, nel senso che dipende a chi la si accorda. Ci sono persone che godono della mia fiducia "a pelle", senza troppi orpelli, e altre che devono conquistarsela. In entrambi i casi, è la prova dei fatti a fare da discrimine.
L'altro giorno ho scritto un giudizio positivo su una persona che conosco da qualche anno, prima per motivi professionali e successivamente in maniera più personale. Mi sono sbilanciato perché, in tutto questo tempo, nei miei confronti si è sempre comportato correttamente, con coerenza tra parole dette e atti compiuti. Non essendo onnisciente, è naturale che il "banco di prova" sia limitato al sottoscritto. Posso anche presumere, conoscendo per primi i miei difetti, che anche quella persona non ne sia esente (d'altra parte, come ho letto da qualche parte, l'uomo di profondo ha questo: che in ognuno coesistono un angelo e un demonio). Ciò non toglie che gode della mia stima e dunque della mia fiducia.
Pur riconoscendo nel giudizio una scala di variazione (tra il bianco e il nero esiste il grigio, a volte più chiaro a volte più scuro) è indubbio che lo spartiacque esiste per ogni persona, classificata o al di qua o al di là di un'ipotetica linea di fiducia.
Ciò vale nei rapporti personali, come in quelli di lavoro.
Prendiamo, per fare un altro esempio, la contrapposizione di questi giorni tra Comune e Provincia di Como, sul caso Trevitex.
Venerdì scorso, durante una trasmissione in diretta il sindaco di Como, Stefano Bruni, ha attaccato pesantemente l'operato di un funzionario dell'Amministrazione Provinciale, Giuseppe Cosenza, che a suo dire in una relazione tecnica mandata in Regione ha "diffamato" l'ente municipale, tanto che è di ieri la notizia che la Giunta ha dato mandato a un avvocato di valutare se esistano gli estremi per procedere legalmente.
In quel caso, non possedendo gli elementi completi e circostanziati per dare un giudizio dei fatti, l'unico appiglio che mi si offre è quello dell'esperienza. L'architetto Cosenza, ad esempio, in tanti anni che faccio questo lavoro, è sempre stato corretto nei miei confronti, né sono mai venuto a conoscenza di comportamenti discutibili né tanto meno riprovevoli, per cui non ho motivo di dubitare della sua assoluta correttezza. Fino a prova contraria, ha la mia fiducia. Ciò non toglie che, nello svolgere il mio lavoro, devo dare conto dei fatti, senza lasciarmi influenzare da giudizi e opinioni personali.
Avere la possibilità, su ogni questione, di poter definire il "quadro di riferimento" del giornalista che si occupa di una o dell'altra vicenda, credo sia utile, oltre che segno apprezzabile di maturità e trasparenza.
Se è difficile immaginare per ogni articolo scritto mettere in "allegato" una sorta di carta d'identità del giornalista, credo che un blog possa soddisfare efficacemente il desiderio di chiarezza da parte di chi scrive e, soprattutto, dia una possibilità chiave al lettore per porre domande e dunque farsi un'idea migliore di ciò che legge, di ciò che avviene.
Innanzi tutto, come scrivevo ieri, la concessione di fiducia è soggettiva, nel senso che dipende a chi la si accorda. Ci sono persone che godono della mia fiducia "a pelle", senza troppi orpelli, e altre che devono conquistarsela. In entrambi i casi, è la prova dei fatti a fare da discrimine.
L'altro giorno ho scritto un giudizio positivo su una persona che conosco da qualche anno, prima per motivi professionali e successivamente in maniera più personale. Mi sono sbilanciato perché, in tutto questo tempo, nei miei confronti si è sempre comportato correttamente, con coerenza tra parole dette e atti compiuti. Non essendo onnisciente, è naturale che il "banco di prova" sia limitato al sottoscritto. Posso anche presumere, conoscendo per primi i miei difetti, che anche quella persona non ne sia esente (d'altra parte, come ho letto da qualche parte, l'uomo di profondo ha questo: che in ognuno coesistono un angelo e un demonio). Ciò non toglie che gode della mia stima e dunque della mia fiducia.
Pur riconoscendo nel giudizio una scala di variazione (tra il bianco e il nero esiste il grigio, a volte più chiaro a volte più scuro) è indubbio che lo spartiacque esiste per ogni persona, classificata o al di qua o al di là di un'ipotetica linea di fiducia.
Ciò vale nei rapporti personali, come in quelli di lavoro.
Prendiamo, per fare un altro esempio, la contrapposizione di questi giorni tra Comune e Provincia di Como, sul caso Trevitex.
Venerdì scorso, durante una trasmissione in diretta il sindaco di Como, Stefano Bruni, ha attaccato pesantemente l'operato di un funzionario dell'Amministrazione Provinciale, Giuseppe Cosenza, che a suo dire in una relazione tecnica mandata in Regione ha "diffamato" l'ente municipale, tanto che è di ieri la notizia che la Giunta ha dato mandato a un avvocato di valutare se esistano gli estremi per procedere legalmente.
In quel caso, non possedendo gli elementi completi e circostanziati per dare un giudizio dei fatti, l'unico appiglio che mi si offre è quello dell'esperienza. L'architetto Cosenza, ad esempio, in tanti anni che faccio questo lavoro, è sempre stato corretto nei miei confronti, né sono mai venuto a conoscenza di comportamenti discutibili né tanto meno riprovevoli, per cui non ho motivo di dubitare della sua assoluta correttezza. Fino a prova contraria, ha la mia fiducia. Ciò non toglie che, nello svolgere il mio lavoro, devo dare conto dei fatti, senza lasciarmi influenzare da giudizi e opinioni personali.
Avere la possibilità, su ogni questione, di poter definire il "quadro di riferimento" del giornalista che si occupa di una o dell'altra vicenda, credo sia utile, oltre che segno apprezzabile di maturità e trasparenza.
Se è difficile immaginare per ogni articolo scritto mettere in "allegato" una sorta di carta d'identità del giornalista, credo che un blog possa soddisfare efficacemente il desiderio di chiarezza da parte di chi scrive e, soprattutto, dia una possibilità chiave al lettore per porre domande e dunque farsi un'idea migliore di ciò che legge, di ciò che avviene.
2 commenti:
Mai dare la fiducia "a pelle"... Purtroppo quelli che sembrano più "carini" sono quelli che ti deludono prima, per non usare altri termini!!! Paola
dalle mie esperienze personali, esistono fiducia a pelle, ci sono persone che ti ispirano cosi tanto che ti fidi, e non sono mai stata delusa. Dipende dalla sensibilita' di ognuno di noi nel captare certe cose. Caso mai delle persone che parlano poco bisogna diffidare
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