“A stare tra sorelle e fratelli si può continuare a essere bambini in eterno.”
Banana Yoshimoto
Aggiungo una postilla, al post di ieri l'altro, per raccontare un pezzetto importante di te, una caratteristica che ti distingue e mi auguro tu non perda mai: la sensibilità.
Nonostante i tuoi silenzi, le tue asprezze, alcuni infantilismi, nonostante il tuo essere permaloso, l'ammettere raramente il torto, il fare spesso l'offeso, nonostante le distese di vuoto che a volte mi pare di intuire oltre lo steccato che poni a difesa di ciò che provi veramente, c'è un cuore buono, che sa mettersi nei panni altrui, che tende a rammendare strappi, a medicare ferite.
Un'impressione che ha avuto conferma stamane, un sabato in cui - a differenza degli altri - non hai potuto dormire a lungo, a riposo dalla scuola, poiché in calendario era prevista una mattinata di "motoria", a Cernobbio, fuori portata di corriera.
Così mi sono svegliato anch'io, per accompagnarti, poco dopo le sette di mattina, e quando sono sceso, la prima cosa che ti ho detto è stata: "Dura eh, alzarsi presto?", sentendomi rispondere: "Sì sì, ma mi spiace per te, perché ti sei dovuto alzare anche tu".
Anche tu. Anch'io. Che mi sono sciolto sentendotelo dire, senza retorica, senza voler lisciare il pelo, soltanto perché era ciò che sentivi, con quella bontà spontanea che vorrei ti distinguesse sempre come ora.
Ti ho abbracciato, ti ho detto che non c'era problema, perché problema non c'è davvero e mai ci sarà: lieve infatti è il peso quand'è condiviso e tu, rispetto a me, non sarai mai "altro".
P.S. Più difficile è il rapporto con i tuoi "fratelli", ma proprio perché fratelli e sorella sono. Se n'é accorta Giorgia, che ora, vedendoti "da lontano", apprezza di più il legame creato e fa meno caso alle incongruenze, alle fatiche, alle preoccupazioni della tua età. Si sente più sorella e meno mamma, insomma. Com'è giusto che sia, per non essere schiacciati da un ruolo che non appartiene e che finirebbe per togliere luce, oltre che equilibrio.
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