Non conosco una via infallibile per il successo, ma una per l'insuccesso sicuro: voler accontentare tutti.
Platone
Tu lo chiami "non sapere niente", io "sentire tutto" (che si sente anche ciò che non si sa e, per farlo, per sentirlo, non basta la testa, occorre tutto il corpo, il cuore, la pelle, le viscere, esattamente come racconta Omero di Ettore, che avvertiva il pericolo funesto che gli incombeva sul capo pur senza vedere ancora nemici all'orizzonte).
Tu lo chiami "poco rispetto del mio lavoro", io "libertà reciproca e responsabilità di svolgere il mio" (con tutti i miei limiti, le difficoltà, gli errori, mai certo di nulla e insicuro su tutto, sapendo però che qualcuno deve decidere e che decidere vuol dire tagliare e che tagliare comporta un dolore, e se quello è il mio compito non posso scansarlo, tanto vale farlo di testa mia, ascoltando tutti, senza voler tutti accontentare).
P.S. Se c'è un comportamento di cui sono grato è la sincerità di chi mi parla schiettamente, di non risparmia critiche, di chi non è più realista del re, di chi muove accuse palesi, delle voci fuori dal coro, di chi osa criticare. Grazie a loro, infatti, grazie al loro essere martello, la mia lama si affila sull'incudine, mettendo alla prova le certezze, permettendomi di cambiare opinione, se il caso, o restando della mia, conscio però di eventualmente sbagliare, ma per convinzione, non per sciatteria, sciocchezza o distrazione.
Nessun commento:
Posta un commento