Camminando sui gusci d’uova delle mie incertezze capita, di tanto in tanto, di appoggiare il tallone su un punto fermo.
In settimana ne ho scoperti un paio che metto per iscritto poiché condividerli, renderli pubblici, è l’unico modo che conosco per validarli, per comprendere se sono verità che stanno in piedi da sé oppure abbagli personali, dovuti ai sentimenti del momento.
La prima è la discriminante del gesto.
Spesso, spessissimo, mi capita di pensare a una persona, di domandarmi come sta, di comprenderne pur a distanza le fragilità, le difficoltà del momento, sentendo di caricarmene idealmente sulle spalle il fardello, per aiutare a portarlo. Il problema è che quel moto di spirito, finché rimane ideale, astratto, conta poco o punto. La differenza la fa sempre qualcosa di concreto, il gesto appunto, sia pure una parola, una lettera, un messaggio.
La seconda è l’accettazione dell’altalena.
Su e giù. Giù e su. Un giorno così, un altro cosà. Metà settimana in un modo, il resto nell’altro. Cambiamenti d’umore nel volgere di poche ore, come nubi di passaggio, dal pomeriggio a sera, tra mezzogiorno e mattino. Sarà l’età, sarà il dopo pandemia, sarà il periodo che stiamo vivendo, ma mai come in questo presente sento sbalzi e sussulti e sobbalzi. Per non farmi prendere dallo sconforto, ricordo allora Bertoldo, con il suo piangere ogni qualvolta brillava il sole, poiché immancabilmente avrebbe piovuto, e ridere con il maltempo, certo che il cielo sarebbe diventato di nuovo sereno. O almeno, per me, variabile, che è poi la condizione umana per eccellenza: la ricerca continua di equilibrio in un perenne cambiamento.
P.S. A proposito di equilibrio… In Svizzera, terra di puntiglio e precisione, l’altalena - non quella con la corda appesa a una trave o un ramo, bensì il modello composto da una sbarra rigida, due seggiolini alle estremità e una molla o un punto che fa leva nel mezzo, la chiamano "bilzo balzo".
Un nome che si avvita da sé, tanto che una volta che lo impari non esce dalla testa e senti il piacere, quasi un bisogno di ripeterlo: bilzo balzo bilzo balzo bilzo balzo… (Con tutte le riserve e il rispetto del caso, chissà se il Manzoni, invece di sciacquare i panni in Arno, avesse scelto il Ticino).