“Aprirsi alla meraviglia”. Una frase che mi rimbalza in testa da qualche settimana, formatasi nella mente come un lampo, tanto che per giorni ho avuto la sensazione che non fosse mia, bensì l’avessi avuta in dono per farmi da bussola e nel contempo affidarla a chi, per intuito, potesse giovarne, facendola a sua volta propria.
“Aprirsi alla meraviglia” può voler dire mille cose, è soggettivo, ciascuno può interpretarlo come pare.
Per me significa non essere pigro e osservare con stupore tutto, non dando per scontato nulla, considerando ciò che accade non come semplice puntino, bensì come linea d’un disegno.
“Aprirsi alla meraviglia” per me è soprattutto creare una relazione pienamente umana con le persone che incontro, osservandole dritte negli occhi, non facendo scivolare lo sguardo su nessuno, godendo delle occasioni in cui per un passo mio o dell’altro il contatto è ricambiato e si innesca uno scambio che fa sentire anche soltanto per quell’istante speciale, unico.
P.S. Non essendo un genio e neppure un suo parente lontanissimo, ora che scrivo ogni giorno sul giornale (qui sul web) esaurisco rapido la vena creativa e mi ritrovo per questo “diario” d’una vita asciutto.
Poco male. Sarei più preoccupato se non cogliessi il confine del banale o mi ostinassi a replicare l’ovvio, lasciando traccia qui di una mammella vuota, convinto invece di scrivere pensieri imprescindibili da consegnare al mondo.
Faccio eccezione oggi, per ringraziare le persone che mi sono amiche, contentandosi d’una presenza intermittente, che somiglia a un ritaglio pure quando non lo è.
Anche se ho sempre la sensazione di procedere su un ciglio sottile, in precario equilibrio, pedalando veloce o spingendo sull’acceleratore del motorino, ma con la sensazione che basterebbe poco per farmi scivolare in un dirupo, ammetto che questi sono mesi sereni, di soddisfazione ampia, in cui il lavoro mi fa sentire realizzato. Soprattutto, a differenza di altre fasi del passato, non mi sento più “trasparente”, bensì considerato, consapevole che il mio impegno sia utile a una buona causa.
Non è poco.