In questo giorno spiccio, denso di impegni e appuntamenti, mi rendo pienamente conto di come tutti siamo unici, differenti, eppure sommariamente distinguibili in categorie.
Queste, ad esempio: coloro che per ogni azione, sia essa installare una centrale termica oppure fissare nella parete un chiodo, pretendono di leggere le istruzioni d'uso, con il puntiglio di un orologiaio elvetico e quanti procedono sul versante opposto, avventurandosi a prescindere, mettendo mano, confidando nel sapere accumulato con le pratiche più disparate, dal sostituire le cinghie delle tapparelle a riparare uno spinterogeno.
Ad occhio, se ci pensate, in ogni famiglia si possono trovare personaggi appartenenti all'uno o all'altro idealtipo.
Nella mia, sempre ad esempio, posso vantare di annoverarne due autentici campioni, agli antipodi per vocazione e metodo: i miei cognati Angelo e Fulvio.
Il primo, Angelo, ingegnere, è di una meticolosità che rasenta, fino quasi a tamponarlo, il perfezionismo. Eccelso rilevatore di misure, calcolatore algebrico di ingombri e forme geometriche (memorabile il giorno in cui se ne uscì con il lapidario triplice urlo: "Errore, errore, errore!" per una mensola fuori squadra di un millimetro), egli può logorare un intero reggimento mentre studia la posa di una vite a brugola o programma il termostato dell'altrui appartamento, senza però mai sottrarsi da alcun compito che gli sia affidato, salvo prima chiedere in rigoroso dialetto: "Mah... Ul librètt di istrusiùn?".
Il secondo, Fulvio, perito industriale capo tecnico tintore, riesce a cimentarsi con successo nei lavori più disparati. Già istrionico imprenditore e celeberrimo timoniere nonché capitano di barche a vela, lui ricorre al libretto di istruzioni soltanto in caso estremo e mai per consultarlo da cima a fondo, come invece fa Angelo, bensì per un'osservazione veloce, quasi un colpo d'occhio, tornando poi a capo fitto sull'oggetto interessato, sia esso un impianto idraulico per l'irrigazione del giardino o la minuta rotella di un orologio.
Fulvio e Angelo, Angelo e Fulvio, distinti e distanti, sempre, su tutto, tranne quando c'è da dare una mano e aiutare qualcuno.
P.S. Ne scrivo col sorriso, l'intento però è più vasto e concerne il ringraziamento per ciò che fanno, con una generosità sconfinata, senza mai tirarsi indietro, ciascuno con il proprio stile e in piena autonomia, a parte i casi in cui l'intervento è così complesso da richiedere la compresenza dell'uno e dell'altro. In quelle occasioni, oltre allo spasso di vederli all'opera insieme, più divertenti di una scenetta di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, si può constatare appieno il valore della collaborazione nella differenza, della somma di virtù a compenso delle mancanze di ogni singolo, che poi è il motivo per cui l'essere umano da qualche migliaio di anni a questa parte s'è fatto largo su tutte le altre specie animali che conosciamo.