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domenica 28 febbraio 2021

Maestro febbraio (La buccia e il nocciolo)

Ha chiuso la parentesi, tonda come i giorni che ha portato, ventotto in tutto, da lunedì a domenica, lasciando che per altri ventotto sia replicato identico anche marzo.
È stato un febbraio terminato in "bellezza", travestito da aprile, grazie a un'espressione da meteorologi che mi piace moltissimo: è l'anticiclone a "proteggerci", a mettere al riparo.
Lo fa tuttora, in queste giornate che pian piano si allungano e regalano un cielo terso, ottimo per stare all'aperto, per curare il giardino. Lo faccio appena posso, apprezzando la fatica, l'esercizio, l'ordine creato, soprattutto il silenzio.
Il silenzio. Con la pandemia credo di aver acquisito una sorta di iper-sensibilità al baccano, alle chiacchiere inutili, al rumore di fondo che a volte somiglia a un brusio petulante, noioso quanto il ronzio delle mosche in volo, delle zanzare quando si avvicinano all'orecchio, altre invece al frastuono del legno che si squarcia, al clangore del colpo sul bidone di metallo.
Non sono mai stato tipo da fioretti o digiuno, ma un buon proposito per la quaresima appena iniziata potrebbe essere quello di parlare io stesso meno, di dare più peso a quanto detto.
La scrittura, in questo, è uno straordinario maestro.
Costringendoci a scegliere sillaba per sillaba, permettendoci di cancellare e di tornare indietro, elimina molte impurità e buona parte delle buccia, lasciando quasi sempre polpa e nocciolo.

P.S. Forse per questo e non per caso possiamo dire che, del pensiero, la scrittura è il frutto.

martedì 27 ottobre 2020

Istruzioni per l'uso (Due approcci, due stili, un aiuto)

In questo giorno spiccio, denso di impegni e appuntamenti, mi rendo pienamente conto di come tutti siamo unici, differenti, eppure sommariamente distinguibili in categorie.
Queste, ad esempio: coloro che per ogni azione, sia essa installare una centrale termica oppure fissare nella parete un chiodo, pretendono di leggere le istruzioni d'uso, con il puntiglio di un orologiaio elvetico e quanti procedono sul versante opposto, avventurandosi a prescindere, mettendo mano, confidando nel sapere accumulato con le pratiche più disparate, dal sostituire le cinghie delle tapparelle a riparare uno spinterogeno.
Ad occhio, se ci pensate, in ogni famiglia si possono trovare personaggi appartenenti all'uno o all'altro idealtipo.
Nella mia, sempre ad esempio, posso vantare di annoverarne due autentici campioni, agli antipodi per vocazione e metodo: i miei cognati Angelo e Fulvio.
Il primo, Angelo, ingegnere, è di una meticolosità che rasenta, fino quasi a tamponarlo, il perfezionismo. Eccelso rilevatore di misure, calcolatore algebrico di ingombri e forme geometriche (memorabile il giorno in cui se ne uscì con il lapidario triplice urlo: "Errore, errore, errore!" per una mensola fuori squadra di un millimetro), egli può logorare un intero reggimento mentre studia la posa di una vite a brugola o programma il termostato dell'altrui appartamento, senza però mai sottrarsi da alcun compito che gli sia affidato, salvo prima chiedere in rigoroso dialetto: "Mah... Ul librètt di istrusiùn?".  
Il secondo, Fulvio, perito industriale capo tecnico tintore, riesce a cimentarsi con successo nei lavori più disparati. Già istrionico imprenditore e celeberrimo timoniere nonché capitano di barche a vela, lui ricorre al libretto di istruzioni soltanto in caso estremo e mai per consultarlo da cima a fondo, come invece fa Angelo, bensì per un'osservazione veloce, quasi un colpo d'occhio, tornando poi a capo fitto sull'oggetto interessato, sia esso un impianto idraulico per l'irrigazione del giardino o la minuta rotella di un orologio.
Fulvio e Angelo, Angelo e Fulvio, distinti e distanti, sempre, su tutto, tranne quando c'è da dare una mano e aiutare qualcuno.

P.S. Ne scrivo col sorriso, l'intento però è più vasto e concerne il ringraziamento per ciò che fanno, con una generosità sconfinata, senza mai tirarsi indietro, ciascuno con il proprio stile e in piena autonomia, a parte i casi in cui l'intervento è così complesso da richiedere la compresenza dell'uno e dell'altro. In quelle occasioni, oltre allo spasso di vederli all'opera insieme, più divertenti di una scenetta di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, si può constatare appieno il valore della collaborazione nella differenza, della somma di virtù a compenso delle mancanze di ogni singolo, che poi è il motivo per cui l'essere umano da qualche migliaio di anni a questa parte s'è fatto largo su tutte le altre specie animali che conosciamo.